and-ldquo-ponte-della-vergogna-and-rdquo-buttato-gi-and-ugrave-dopo-soli-2-anni-residenti-infuriati

Erano pronti a scendere in piazza per protestare contro il ponte realizzato a Olbia nel 2013, ma dopo l'entrata in azione delle ruspe hanno desistito. "Quello accaduto ieri era stato ampiamente previsto. Il ponte non doveva essere ricostruito. Era un tappo nel 2013 e lo è stato anche questa volta": a parlare è Antioco Tilocca, presidente del Comitato Isticadeddu, una delle zone più colpite della città.
"I danni questa volta, però, dono doppiamente amari, perché quanto accaduto era previsto. Si poteva evitare tranquillamente se ci avessero ascoltato. Se l'amministrazione avesse preso la decisione forte di abbattere il ponte sin dal 2013, quando è stato ricostruito, quanto accaduto ieri non sarebbe successo" aggiunge Tilocca.

"La terza piena dell'una di notte, infatti, dopo l'abbattimento del ponte, ha fatto meno danni rispetto alle altre due. L'acqua è riuscita a scorrere tranquillamente perché i detriti bloccati nelle arcate del ponte non ostruivano più il deflusso. Il Siligheddu ha funzionato come una vasca di laminazione proteggendo la parte bassa della città che poi è stata allagata dopo l'abbattimento del ponte. Quindi forse le vasche di laminazione possono essere una soluzione per mettere in sicurezza la città" conclude Tilocca.

Hanno negli occhi la disperazione e la rassegnazione di chi è consapevole che l'acqua può distruggere, una seconda volta, i sacrifici di una vita. Fra gli alluvionati di Olbia c'è tristezza ma anche rabbia il giorno dopo il passaggio del Ciclone Mediterraneo. "Per abbattere questo ponte della vergogna hanno dovuto aspettare una seconda alluvione", si sfoga così Paolo Di Costanzo, che abita in via Gessi, a pochi metri dal canale del Rio Filigheddu, quello che ieri ha esondato tre volte allagando le abitazioni.
"Durante le prime due esondazioni le case sono state invase dall'acqua, nella terza volta, dopo che il ponte è stato abbattuto, invece, l'acqua è uscita dagli argini di pochi centimetri", dice sconsolato, e per lui come per i suoi vicini, questa è la seconda volta che l'acqua danneggia le case: nel 2015 come nel 2013.
"Almeno la prevenzione ha funzionato – aggiunge Sebastiano Cossu, poco distante – siamo riusciti a salvare mobili, auto, e qualche arredo, ma anche questa volta al piano terra sono entrati un metro e 20 centimetri d'acqua. Viviamo nella paura e chiediamo a chi di competenza che metta in sicurezza le infrastrutture". 

Arriva dai senatori sardi di Pd e Sel la richiesta al Governo di approfondire ufficialmente la vicenda della demolizione del ponte sul rio Suligheddu a Olbia.
Una interrogazione urgente è stata depositata oggi a firma di Silvio Lai, Ignazio Angioni, Guseppe Cucca (tutti Pd) e Luciano Uras (Sel).
Nel documento, indirizzato ai ministri delle Infrastrutture e dell'Ambiente e al presidente del Consiglio, si chiede di avere spiegazioni e motivazioni su un episodio "che non è comprensibile all'opinione pubblica, ma anche per chi è preposto ad approvare le leggi, spesso su proposta e comunque con verifiche tecniche da parte degli uffici competenti". "A noi pare inaccettabile – affermano i parlamentari sardi – che si possa ricostruire un ponte con risorse pubbliche senza modificarlo alla luce della sua funzione e di ciò che è successo perché burocraticamente si finanzia il ripristino. Se fosse davvero un assurdo vincolo di legge sarebbe incredibile ma se per caso fosse un errore questo sarebbe inaccettabile – attaccano gli esponenti di Pd e Sel".
"Se ci sono vincoli di legge – argomentano – questi vanno cambiati subito in modo da consentire gli interventi che saranno individuati dopo la prima conta dei danni, con il sostegno che deve arrivare rapidamente dal governo sin dalla legge di stabilità. I Comuni e i cittadini sardi, questa volta, devono avere risposte immediate, e così come hanno risposto adeguatamente Comuni e Regione nel controllo dell'emergenza, così deve fare il Governo nel sostegno alla ricostruzione, anche utilizzando le procedure speciali del Giubileo come proposto oggi dalla stessa Giunta sarda".