A distanza di poco più di due anni dal loro ingresso in Saras, i russi di Rosneft mettono in vendita il 9% del gruppo controllato dalla famiglia Moratti. Con un collocamento accelerato ('accelerated book building') il colosso presieduto da Igor Sechin ha affidato ad Ubs il compito di liquidare sul mercato un pacchetto di 85,5 milioni di azioni. La vendita, emerge dal prospetto visionato da Bloomberg, fa parte di "un programma di gestione e ottimizzazione del portafoglio" da parte del gruppo russo, secondo azionista di Saras con il 21% del capitale, alle spalle dei fratelli Massimo e Gian Marco Moratti, titolare del 50,2% delle azioni. All'esito del collocamento la quota di Rosneft verrà quasi dimezzata, riducendosi al 12%. Azioni che restano soggette a un vincolo di lock-up di sei mesi. Per Rosneft l'investimento nel gruppo di raffinazione che controlla l'impianto di Sarroch (Cagliari) in Sardegna, uno dei più grandi d'Europa, si è rivelato un buon affare: i titoli saranno ceduti a un prezzo vicino a quello della chiusura di Borsa (+2,5% a 2,1 euro) con un incasso che non dovrebbe essere distante dai 180 milioni di euro e una plusvalenza di circa 60 milioni di euro. Rosneft aveva comprato il 21% di Saras nell'aprile del 2013 al prezzo di 1,37 euro per azione, rilevando il 13,7% direttamente dalla famiglia Moratti e il 7,3% sul mercato attraverso un'opa parziale conclusa a giugno 2013. I russi hanno deciso di fare cassa, approfittando della corsa del titolo, salito del 153% da inizio anno. Una performance che ha beneficiato del crollo del prezzo del petrolio e dei suoi effetti positivi sulla redditività del gruppo. La vendita arriva un po' a sorpresa dopo che la settimana scorsa, in occasione della presentazione del nuovo piano industriale di Saras, il direttore generale Dario Scaffardi aveva definito il rapporto coi russi "ottimo" nonostante un contesto difficile a causa dell'embargo nei confronti di Mosca per la questione Ucraina. Proprio "le problematiche relative alle sanzioni europee", aveva spiegato Scaffardi, avevano spinto Saras ad avviare autonomamente la società di trading di prodotti petroliferi che, in base a un accordo del giugno 2013, avrebbe dovuto assumere la forma di una joint-venture paritetica tra italiani e russi. Forse anche queste difficoltà, unite alla volontà di fare cassa, hanno spinto Rosneft ad una vendita che potrebbe preludere nel medio termine a un completo disimpegno nell'azionariato di Saras.
Economia Rosneft, i russi fanno cassa e vendono 9 % di Saras
Rosneft, i russi fanno cassa e vendono 9 % di Saras
