Non conta il numero delle Asl, ma il grado di coinvolgimento delle comunità. È il punto di vista della Cgil sulla riforma della sanità in Sardegna. Sulle cifre il segretario generale del sindacato Michele Carrus – rispondendo a un'intervista dell'assessore regionale della Sanità Luigi Arru pubblicata sul sito della Cgil – è chiaro.
"Andrebbe bene anche una sola Asl – chiarisce il numero uno di viale Monastir – se funzionassero conferenze e consigli di distretto". Il segretario ribadisce che la Cgil condivide la filosofia del piano di riordino ma resterebbero le preoccupazioni per i tagli ai servizi se i diversi piani (rete ospedaliera e territoriale) non procedessero progressivamente e uniti verso un unico traguardo. Secondo il segretario – che aspetta una convocazione per fare il punto sul piano di riordino dopo la fase di confronto territoriale – incrementando le occasioni di confronto il processo è più trasparente.
"Per quanto riguarda il riordino delle Asl – sottolinea Carrus – il punto non è solo il numero ma il fatto che occorre creare forme e strumenti esigibili di partecipazione dei cittadini, dei lavoratori, delle forze sociali e delle istituzioni locali alla programmazione e al controllo sulla governance dei servizi".
Per la Cgil ciò che fa la differenza è "se negli ambiti ottimali e strategici che si individuano si consolidano strumenti effettivi di coinvolgimento delle comunità, perché così si amministra meglio e si superano modelli culturali e gestionali ormai insostenibili con consapevolezza e senza sprechi di risorse".