"Le critiche vanno bene, ma la contestazione durante una partita ancora da giocare significa che sono cambiate le aspettative e il nostro progetto è minato nelle sue basi, a queste condizioni io non sono la persona giusta". A un giorno di distanza dal clamoroso annuncio di voler lasciare in giugno la presidenza della Dinamo, Stefano Sardara non arretra di una virgola.
Anzi, a mente fredda le sue riflessioni sono ancora più perentorie. Alla domanda se intenda confermare l'intenzione di mollare alla fine della stagione in corso, il presidente del "miracolo Sassari" è lapidario. "Sostanzialmente sì", dice all'ANSA. "Domenica è successo qualcosa che non appartiene al patrimonio della Dinamo – argomenta – i fischi durante l'intervallo significano che oggi la tifoseria ha aspettative diverse". Il Sardara pensiero è molto chiaro. "Da quando abbiamo preso la Dinamo abbiamo parlato della necessità di mantenere il basket a Sassari, ci piacerebbe essere valutati per questo, per quello fatto dentro e fuori dal campo – sottolinea il numero uno del club di via Nenni – va bene le critiche, ma evidentemente le aspettative sono cambiate e così quel progetto viene minato nelle sue basi".
Si era parlato di Dinamo 2018. "Il progetto resta, anzi, è in fase di varo il progetto Dinamo 2020 – annuncia – quello che la Dinamo fa oggi, continuerà a farlo anche quando non sarò più il presidente". Perché il problema, fondamentalmente, lo sente come suo. "Sono io che evidentemente non sono più in linea con un progetto che traeva fondamento dall'entusiasmo delle persone – conclude – perché la contestazione a partita in corso dice che sono cambiate completamente le aspettative".
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Dinamo, Sardara conferma l’addio
