Persone che ascoltano senza capire nulla e rimangono mute quando chi ne sa più di loro snocciola parole molto tecniche e suggerimenti? Accade in banca come dal medico. Quando si tratta di finanza, per fare scelte consapevoli, occorre innanzitutto pensare all'alfabetizzazione economico-finanziaria dei cittadini e poi bisogna introdurre un 'codice deontologico' degli stessi consulenti. Sono le conclusioni di uno studio condotto da Vittorio Pelligra, ricercatore di Economia politica dell'Università di Cagliari, con tre colleghi degli atenei di Berlino, Ludwigsburg e Otago (Nuova Zelanda) e pubblicato sul Journal of Business Research.
Il lavoro dei ricercatori rivela anche alcune dinamiche psicologiche che intercorrono nella relazione tra il risparmiatore che vuole investire il suo denaro e il consulente finanziario della banca cui si rivolge. Proprio la stessa ricerca dimostra che le caratteristiche della relazione tra risparmiatore e banca sono estremamente simili a quelle della relazione che esiste fra medico e paziente: il medico prescrive e il paziente esegue. Attraverso l'analisi di interviste fatte con risparmiatori e consulenti si evincono alcuni aspetti cruciali: i risparmiatori si comportano in maniera tutt'altro che razionale, decidendo se e quanto investire sulla base più della qualità della relazione che intercorre con il broker che sulla sua performance precedente. D'altra parte i broker si lamentano di ricevere spesso troppa fiducia da parte dei loro clienti nella gestione del portafoglio: una delega fondata principalmente sulla mancanza di conoscenze specifiche o anche solo di tempo da dedicare alla raccolta di informazioni e alla supervisione delle scelte. Tale grado di fiducia può anche essere tollerabile nel caso di banche non-profit (come quelle analizzate nello studio), ma espone i risparmiatori a scelte opportunistiche da parte di coloro che hanno come obiettivo primario la massimizzazione del profitto.
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Risparmiatori? Disinformati troppo fiduciosi nel broker







