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Un video di 63 secondi pubblicato su Facebook riaccende lo scontro tra il deputato di Unidos Mauro Pili (ex Forza Italia) e la Soprintendenza ai Beni archeologici della Sardegna. Il video mostra una ruspa al lavoro nel sito dove nel 1974 furono portati alla luce quelli che ormai sono conosciuti in tutto il mondo come Giganti di Mont'e Prama.
Una trentina di grandi statue di pietra vecchie di tremila anni che rappresentano guerrieri, pugilatori e arcieri esposte ora al Museo archeologico nazionale di Cagliari e al museo civico Giovanni Marongiu di Cabras, dove continuano a richiamare migliaia di visitatori. Per il parlamentare sardo, già governatore dell'Isola, il video è la prova documentata di "uno scempio senza precedenti, di un delitto contro la civiltà nuragica e contro il più importante sito archeologico della Sardegna. La magistratura deve intervenire oppure è complice di questo scempio", attacca Pili, pronto oggi stesso a presentarsi in Procura a Oristano per consegnare fotografie e video.
Nel mirino del deputato, le "cooperative rosse che hanno sostituito a Mont'e Prama gli archeologi sardi" e il soprintendente ai Beni archeologici dell'Isola Marco Minoia.
Secondo Pili, le coop fanno lo scavo con la ruspa "per guadagnare di più e lavorare meno", mentre Minoia è "un soprintendente spregiudicato da cacciare via senza perdere altro tempo come soggetto indesiderato". E mentre il video continua a collezionare migliaia di visualizzazioni, l'archeologo della Soprintendenza e direttore dei lavori, Alessandro Usai, ha già convocato una conferenza stampa per replicare alle accuse di Pili. L'appuntamento è a Mont'e Prama per le 11 di domani 13 gennaio.
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