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E' ambizioso l'obiettivo del nuovo Piano energetico regionale adottato oggi dalla Giunta Pigliaru e che ora andrà a valutazione ambientale strategica: ridurre del 50% le emissioni di anidride carbonica – CO2 – e quindi gli effetti di gas dannosi per il clima entro 2030, allineandosi al Comitato delle Regioni mentre l'Europa punta ad un taglio del 40%.
Per fare questo servirà far arrivare almeno 600 milioni di metri cubi metano in Sardegna, creare reti intelligenti, efficientare il sistema e ridurre i consumi di energia elettrica, termica e associata ai trasporti. Il Piano è stato presentato nel pomeriggio dal presidente Francesco Pigliaru e dagli assessori dell'Industria e dell'Ambiente, Maria Grazia Piras e Donatella Spano.
Attualmente sono disponibili 150 milioni di euro nelle varie misure del Por 2014-2020 per l'efficientamento energetico, altrettanti sul Fondo sviluppo e coesione e 1,250 miliardi per il metano (cifra che dovrà essere prevista nell'accordo con il Governo sulla metanizzazione dell'Isola). Nel Piano sono previste un centinaio di azioni strategiche e attuative tra le quali l'installazione di colonnine per la ricarica delle auto elettriche sulla statale 131, la sperimentazione di reti intelligenti a Berchidda, Benetutti e in un'isola minore, l'efficientamento energetico negli edifici pubblici, nelle imprese e negli edifici privati.
Poi c'è l'efficientamento sul sistema idrico integrato e la prescrizione del 50% di autoproduzione per gli impianti di produzione rinnovabile. Occorre quindi passare da una visione basata sulla produzione di energia a quella fondata sul consumo.
Oggi in Sardegna si producono 12 TWh, se ne consumano otto e se ne esportano quattro: quasi il 52% di energia primaria viene da fonti fossili a base di olio combustibile, il 24% a carbone e il 24% dalle rinnovabili.
"Stiamo lanciando il cuore oltre l'ostacolo prevedendo una produzione più legata alla domanda locale e a costi più bassi – ha spiegato Pigliaru – in questo momento parlare di energia vuol dire parlare di una visione dello sviluppo. Abbiamo lavorato molto sulle questioni che negli ultimi mesi sono cambiate, allineandoci a quello che si sta facendo in Europa".
"Se non ci attrezziamo ci potrebbero essere costi superiori – ha spiegato l'assessore Piras – visto che in Europa si sta pensando ad un aumento della carbon tax che potrebbe rendere non più conveniente la produzione da olio combustibile e quindi portare alla chiusura le centrali sarde".