"Mio nonno mi portava a fare una passeggiata, ci sedevamo sotto un albero e mi raccontava la sua storia, la sua vita, le sofferenze del periodo trascorso nel campo di concentramento di Dachau. Mi ha insegnato molto, tanti valori, la voglia di vivere e di combattere per migliorare il mondo in cui viviamo. Ed è quello che voglio dire ai più giovani: abbiamo il dovere di cambiare questo mondo, bisogna combattere ogni forma di violenza, persecuzione e razzismo.
Dobbiamo migliorare questo presente e il nostro futuro".
Le parole di Stefano Piras, 28 anni, nipote di Pietrino Piras, uno dei deportati italiani nei lager nazisti, sono cariche di energia e voglia di cambiare. Oggi nel corso della manifestazione organizzata dalla Prefettura di Cagliari per non dimenticare le vittime dello sterminio nazista ma anche quelli foibe, Stefano ha ricevuto una delle tre medaglie d'oro della Presidenza della Repubblica. E dal palco del conservatorio Pierluigi da Palestrina ha lanciato un appello ai giovani.
"Bisogna dire no a tutte le violenze di qualunque colore esse siano – ha detto ricordando la figura del nonno – mio nonno è stato deportato, tanti giovani sono diventati partigiani per difendere la libertà di tutti. Noi oggi abbiamo il dovere e il compito di cambiare quello che sta accadendo in questa società.
Si sta verificando una regressione preoccupante e dobbiamo combatterla. Dobbiamo combattere l'omertà. Rimanere in silenzio vuole dire essere complici di quello che accade, dobbiamo ricordarci che le parole fanno più male delle armi".
Stefano ha fatto tesoro degli insegnamenti del nonno e del padre, scegliendo l'impegno per la collettività. Laureato, attualmente lavora come consulente aziendale ma è stato anche segretario cittadino del Pd a Quartu. "Non vedo la politica come potere, ma come un servizio per il cittadino – sottolinea – che non dovrebbe essere remunerato". Ha negli occhi il ricordo del nonno. "Mi ha più volte raccontato come si viveva nei campi di concentramento dove lui è rimasto per oltre due anni. Mi ha descritto le violenze, i soprusi che era stato costretto a subire, la vita disumana a cui era sottoposto, la paura di non farcela. Quando è tornato a casa era dimagrito, non era quasi più un uomo. Quel periodo ha lasciato in lui segni indelebili nel corpo e nell'anima".
Pietrino Piras ha lasciato a Stefano un consiglio su tutti: "lui e mio padre mi hanno insegnato a non avere paura di dire le mie opinioni di non stare in silenzio, di portare sempre alla luce la verità. A tutti costi".
Stefano e il nonno deportato a Dachau: "Non mollare mai"







