Circa 200 operai dell'Alcoa manifestano oggi davanti Montecitorio per chiedere un incontro con la presidenza del Consiglio dei ministri. Gli operai, partiti ieri sera dal porto di Olbia, sperano in una soluzione positiva della vertenza che porti alla riattivazione dello stabilimento di Portovesme. Il presidio autorizzato si dovrebbe svolgere fino alle 20 di stasera.
A Roma, ancora una volta per rivendicare lavoro e risposte per il futuro dello stabilimento di Portovesme (Sulcis Iglesiente) fermo ormai da tre anni.
Duecento lavoratori dell'Alcoa sono arrivati in piazza Montecitorio, dopo aver manifestato a modo loro – con cori, fischietti, e i caschi di protezione fatti risuonare sull'asfalto – nelle strade del centro della capitale.
Chiedono un incontro con la presidenza del Consiglio dei ministri, dopo che al governo è stato sollecitato da più parti, Giunta e Consiglio regionale della Sardegna compresi, di intervenire anche favorendo accordi bilaterali con Enel già realizzati in situazioni analoghe, e di trovare la strada per superare il tema degli alti costi dell'energia. Una soluzione tale da consentire a Glencore, multinazionale svizzera che un anno fa aveva manifestato l'interesse ad acquistare lo smelter a certe condizioni, di riavviare finalmente gli impianti per la produzione di alluminio.
Mentre gli operai protestano a Roma, altre centinaia di lavoratori del Sulcis sono in marcia su Cagliari con uomini e mezzi per chiedere occupazione e sviluppo nella provincia più povera d'Italia.
Alle 14.30 a Palazzo Chigi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti incontrerà i rappresentati dei lavoratori dell'Alcoa, che sono in presidio davanti a Montecitorio. È quanto si apprende da fronti sindacali.
Camusso-Furlan-Barbagallo. "Risposte subito" per i lavoratori dell'Alcoa di Portovesme. È la richiesta dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil dal presidio dei lavoratori dello stabilimento sardo, chiuso da tre anni. I lavoratori protestano sotto a Montecitorio chiedendo risposte sul costo dell'energia, condizione posta dalla svizzera Glencore per rilevare la fabbrica.
"Il governo decida concretamente, se no si sta giocando al rinvio sulla pelle dei lavoratori", afferma Susanna Camusso.
"Il tema dell'energia – osserva la leader della Cgil – è al centro da anni e dimostra che dal governo arrivano solo slogan ma non un'idea concreta di politica industriale per il paese e anche per le aziende interessate è una lunga via crucis".
"Dopo quattro anni di sofferenza per i lavoratori e il territorio il governo metta impegno e serietà", chiede Anna Maria Furlan della Cisl che dice "no alle solite passerelle".
"Abbiamo bisogno di più lavoro in questo territorio in particolare. Vediamo che il governo mette troppo impegno su altro – aggiunge Furlan – lo vorremmo vedere impegnato sul lavoro come priorità".
"Non c'è nessuna politica industriale coerente per tutelare l'industria italiana", attacca infine Carmelo Barbagallo della Uil. "Ci stiamo avventurando in una politica di svendita dei gioielli di famiglia – aggiunge – senza fare politica industriale: Alcoa per l'acciaio, Ilva per la siderurgia, Versalis per la chimica". "Non stiamo discutendo di niente e continuiamo a cincischiare. Serve una risposta risolutiva – conclude – il governo si era preso un impegno, lo rispetti".