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E' entrato nel vivo il processo per i morti e i danni causati dall'alluvione del 18 novembre 2013 che provocò nella sola Gallura 13 vittime, 19 in tutta la Sardegna, compresa una persona dispersa mai ritrovata nel Nuorese. Questa mattina, davanti al collegio del tribunale di Tempio, presieduto dal giudice Gemma Cucca, è iniziato il dibattimento con la prima testimonianza, quella del ten.col. del Comando provinciale carabinieri di Sassari, Antonio Fiorillo, uno degli inquirenti che si occupò delle indagini.
Il militare ha ricostruito le giornate del 17 e del 18 novembre di due anni fa, riferendo come nel primo pomeriggio del 17 la Protezione civile nazionale avesse emanato l'avviso di criticità elevata per rischio idrogeologico per la giornata successiva. Le scuole, però, quel 18 novembre rimasero aperte, la chiusura infatti venne disposta solo per il pomeriggio, quando ormai il dramma si era consumato.
Sul banco degli imputati, oggi presenti in aula, i sindaci di Olbia e di Arzachena, Gianni Giovannelli e Alberto Ragnedda, i tre funzionari comunali Antonello Zanda, Gabriella Palermo, Giuseppe Budroni – tutti difesi dall'avvocato Stefano e Salvatore Porcu – e un funzionario della Provincia, Federico Ceruti Ferrarese – tutelato dal legale Agostinangelo Marras.
Sono accusati a vario titolo di omicidio colposo, disastro ambientale e mancata attivazione delle procedure d'allarme della popolazione. Nelle prossime udienze verranno sentiti i testi citati dalla difesa: l'ex governatore Ugo Cappellacci, l'allora assessore regionale dell'Ambiente Andrea Biancareddu, e l'ex capo della Protezione civile sarda Giorgio Cicalò. 

Nonostante l'allerta diramato dalla Protezione civile il giorno prima del passaggio del Ciclone Cleopatra, nel Nord Sardegna il 18 novembre 2013 non sarebbero state adottate tutte le misure previste per proteggere la popolazione. E' quanto emerso nell'aula del Tribunale di Tempio Pausania durante la deposizione del tenente colonnello del comando provinciale dei Carabinieri di Sassari, Antonio Fiorillo, uno degli investigatori che si occupò delle indagini.
L'ufficiale è stata chiamato a testimoniare nell'ambito del processo per i morti e i danni causati dalla tragica alluvione di due e anni e mezzo fa, che provocò nella sola Gallura 13 vittime. Il militare, con dovizia di particolari, ha ricostruito ogni minuto delle giornate del 17 e 18 novembre 2013: dall' emanazione dell'allerta meteo di criticità elevata per rischio idrogeologico partita da Roma il 17 sino alle ordinanze di chiusura delle scuole arrivate, però, quando il dramma si era consumato.
Fiorillo ha risposto alle domande del Pm Domenico Fiordalisi, che si sono concentrate sui livelli di responsabilità per il mancato preavviso, ma anche alle sollecitazione degli avvocati di parte civile e della difesa. In particolare, rispondendo all'avvocato Mario Perticarà, che patrocina i familiari di una delle vittime, il tenente colonnello ha puntualizzato come il comune di Olbia nel 2008 avesse commissionato un adeguamento al Piano di assetto idrogeologico della città (Pai), consegnato poi all'amministrazione nel 2011, ma mai recepito. Un documento, è stato precisato, che mappava le zone a rischio, quelle che nel pomeriggio del 18 novembre furono le più colpite dal Ciclone.
Si torna in aula il 14 e 18 marzo prossimi con le deposizioni di alcuni investigatori, compreso il comandante dei vigili urbani di Olbia, Gianni Serra.