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Smartphone e tablet sempre appresso: alleati nei momenti di studio e di svago. Ma sugli "screen" passano anche i messaggi ed i post che possono distruggere la vita a un ragazzino. Si chiama cyberbullismo ed è una delle forme di tortura psicologica più diffusa tra gli adolescenti. Dietro c'è sempre un segno di razzismo: etnico, sessuale, estetico. La vittima, una volta colpita, si sente isolata: non sa che fare, ha paura di rivolgersi alla famiglia, alla scuola o agli amici. Invece non deve avere da temere: al liceo Siotto di Cagliari, ad esempio, c'è uno psicologo a disposizione. E parlare di attacchi via web non sarà più tabù dal momento che simbolicamente la scuola ha adottato Igloss@ 1.0, un manuale sul cybercrime che parla, con un linguaggio semplice, del fenomeno e dei comportamenti a rischio adottati dagli adolescenti a danno dei coetanei.
Al tema il Siotto ha dedicato una mattinata di riflessione con esperti del settore. Tema molto sentito: l'aula magna era gremita. Circa 400 ragazzi hanno partecipato all'incontro con molte presenze anche da altre scuole. Cyberbullismo che parte a volte come uno scherzo, una battuta. Ma che poi diventa un mostro, con conseguenze spesso incontrollabili. "Comportamenti – ha spiegato il dirigente scolastico del liceo classico, Peppino Loddo – che spesso nascono tra i corridoi degli istituti e che talvolta sono anche reati. La scuola, assieme alle famiglie e agli stessi ragazzi può fare molto. Non solo con sanzioni e divieti, ma con l'educazione alla consapevolezza e al rispetto dei valori travolti da questo tipo di comportamento". Insomma, non basta sequestrare o far consegnare gli smartphone. "Internet – ha sottolinato Loddo – non va certo demonizzato. Ma bisogna educare e aiutare i ragazzi ad un uso consapevole. Massima attenzione. La scuola può fare molto, non bisogna sottovalutare il fenomeno anche quando all'inizio sembra trattarsi di 'cosucce' da niente".