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Erano tre i livelli di gestione dello spaccio di droga a Desio (Monza), il più alto facente capo al figlio di Domenico Pio, 70 enne ritenuto capo della "Locale" ndranghestista di Desio e condannato a 16 anni di carcere per il processo "Infinito", finiti nel mirino dell'indagine "Connection" della Procura di Monza su due reti di spaccio di droga in Brianza, a Desio e Vimercate.
A Desio le indagini dei carabinieri sono iniziate l'ottobre 2013, quando l'auto della sorella di Alessandro Lauriola (pregiudicato arrestato questa mattina) fu crivellata di colpi di pistola a scopo intimidatorio. Era proprio lui a gestire il primo livello di spaccio di cocaina della zona, a sua volta legato ad un secondo livello che si occupava dell' approvvigionamento. Il terzo livello scoperto dagli inquirenti, un vero e proprio traffico di cocaina, era invece gestito principalmente da Carmelo Pio, figlio dell'ndranghetista arrestato nel 2010 e ritenuto "boss" a capo della "Locale" di Desio.
Il secondo filone di indagine, partito nel 2013 a Vimercate dopo la scoperta di una raffineria artigianale di cocaina nel comune brianzolo di Usmate Velate, ha rivelato un traffico di stupefacenti destinato alle piazze brianzole e alla Sardegna.
Erano in particolare tre soggetti a collaborare tra loro per portare hashish e cocaina sull'isola. Un rivenditore di auto usate, in contatto con uno spacciatore di hashish e con uno di cocaina, metteva a disposizione le vetture dirette in Sardegna per il trasporto dello stupefacente.
Le due indagini si sono incrociate perché i "clienti" (sia assuntori di droga che piccoli spacciatori) si rifornivano indistintamente a Desio e a Vimercate. Indiscrezioni, soprattutto per la gestione dello spaccio a Nord di Monza, vedrebbero il placet di ambienti vicino alla malavita calabrese come indispensabile requisito per poter vendere sul territorio.