piano-energetico-no-di-legambiente-and-ldquo-misure-insufficienti-and-rdquo

Il piano energetico della Sardegna? "E' positivo che vi sia una proposta e che dopo la Conferenza di Parigi questa regione sia la prima a farne una, comprendendo l'impegno di riduzione del 50% delle emissioni di gas di serra entro il 2030. Manca tuttavia una quantificazione delle misure da mettere in atto e quelle citate nel Pears sono contraddittorie e insufficienti". L'ha dichiarato, alla conferenza "Legambiente per la Sardegna: laboratorio di innovazione energetica", il presidente del comitato scientifico dell'associazione, Vincenzo Tiana.
Per esempio: "Rispetto allo scopo di dimezzare le emissioni, il Pears propone di considerare solo la CO2 associata ai consumi, stralciando le emissioni connesse all'energia elettrica esportata". Poi, "se parliamo di metano, prendiamo atto dell'accantonamento del progetto Galsi, ma anche un metanodotto sul modello di quello toscano sarebbe troppo costoso da realizzare". Cioè, "il Pears sopravvaluta il contributo del metano alla riduzione del gas di serra".
Inoltre, sul comparto termoelettrico, "il piano chiarisce che la produzione di energia elettrica deriva per il 71% da fonti fossili, ma non viene precisato che una delle prime azioni dovrebbe essere quella di ridurne il contributo, anzi si prevede la costruzione di una nuova centrale a carbone a Portoscuso.
Occorre utilizzare l'energia in modo efficiente". Come? "Investendo in innovazione, in produzione a basso contenuto energetico, in ricerca, sviluppo e nella produzione delle nuove tecnologie energetiche (solare termico, eolico, fotovoltaico, termodinamico e geotermia".
In sostanza, "la riduzione delle emissioni di gas di serra deve essere connessa con un nuovo modello di sviluppo alternativo, anche per dare una prospettiva a quanti perdono il lavoro in comparti obsoleti".