"Trovo particolarmente gravi le affermazioni del segretario regionale del Pd sardo sulla presunta inutilità per i sardi del referendum sulle trivellazioni: sia perché a pronunciarle è un parlamentare europeo, che sarebbe tenuto più di altri evitare di sollecitare l'astensionismo, che perché a sostenere questa tesi è proprio colui che, sulla lotta per la difesa dell'ambiente e del paesaggio – tra salva coste e Ppr – ha caratterizzato ampia parte del suo profilo politico.
E ciò accade incredibilmente in giorni nei quali divampa lo scandalo delle collusioni fra gli interessi petroliferi e pezzi importanti delle istituzioni repubblicane.
Innanzitutto il fatto che oggi non siano in opera attività estrattive nei mari di Sardegna non significa che non ce ne saranno domani, in secondo luogo perché solo per sciatteria o mala fede si può rimuovere il nucleo politico fondamentale di questo referendum, che allude a una grande e necessaria discussione intorno al tema dello sviluppo che vogliamo, per la nostra Isola e per tutto il Paese: e noi vogliamo una economia pulita, che sappia superare la dipendenza da idrocarburi in favore delle energie pulite e rinnovabili, che investa risorse sulla cura, messa in sicurezza e tutela dell'ambiente, del paesaggio, della salute delle persone.
Se tutto ciò per il segretario del Pd è inutile, dovremmo definitivamente prendere atto che egli, fra l'interesse dei cittadini e quello del suo segretario nazionale, ha scelto evidentemente il secondo. Perché è certamente chiaro che una affermazione del Sì a questo referendum colpirà dritto al cuore il governo Renzi, ma del resto non siamo noi ad aver scelto, con il decreto sblocca-trivelle, di favorire gli interessi delle aziende petrolifere rispetto alle buone ragioni di chi non ne può più di vivere in territori insalubri, contaminati, stracarichi di veleni.
Perciò da oggi sarà ancora più forte il nostro impegno fra i sardi e nel resto del Paese, affinché il 17 aprile una valanga di Sì travolga le trivellazioni e la politica di sfruttamento neocoloniale imposta delle lobby del petrolio".