Il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru andrà a votare al referendum sulle trivellazioni in mare e si esprimerà per il No. Lo ha precisato lo stesso governatore a margine di una conferenza stampa sull'agricoltura, spiegando la sua posizione in merito al quesito e sottolineando che il suo non "è un appello".
"Siamo in una fase di transizione energetica e l'impegno che tutto il mondo ha preso con Cop 21 è quello di ridurre le emissioni dei gas nocivi per il cambiamento climatico, ma non ha deciso di farlo da un giorno all'altro – ha sottolineato Pigliaru – Ha deciso di farlo in un percorso di transizione energetica. La Sardegna si è impegnata a ridurre l'emissione dei gas nocivi del 50% entro il 2030, una sfida ambiziosa ma che non implica che da un giorno all'altro dobbiamo smettere di produrre energia con i combustibili fossili".
"Dobbiamo ridurne l'uso – ha chiarito il presidente – ma dobbiamo farlo con tempi che consentano all'economia di adeguarsi. Sappiamo in che direzione e con che velocità andarci e mi pare che tenere aperti i pochi impianti che esistono oggi nel mare e consentire di andare avanti fino all'esaurimento dei giacimenti sia una scelta ragionevole".
Cappellacci. "Per la prima volta nella storia uno dei promotori di un referendum fa una piroetta e vota no".
Così Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia, commenta le dichiarazioni del governatore Francesco Pigliaru.
"La Regione – ricorda l'esponente dell'opposizione – è fra le promotrici della consultazione richiesta attraverso un pronunciamento del Consiglio, con una mozione che, tra l'altro, vedeva primo firmatario il capogruppo del Partito Democratico. E cosa fa la massima carica istituzionale della Sardegna, legale rappresentante della Regione? Vota no, con un clamoroso voltafaccia che, contrariamente a quanto afferma Pigliaru non è un problema personale, ma un cortocircuito politico e istituzionale".
"Chi ha detto che, come già avvenuto in passato, la Sardegna e il suo mare non destino nuovamente l'attenzione del Governo e che si ripetano nuovi tentativi di bypassare la Regione e i territori per decreto? – si chiede Cappellacci – Ecco perché noi diciamo che il significato del referendum del 17 aprile va oltre il quesito in sé e ha un valore politico più ampio".