Emblematico dell'approccio schizofrenico della politica, del Pd in particolare, sul voto di domenica: è il "caso Sardegna", così come è percepito a livello nazionale. Da una parte un governatore, Francesco Pigliaru, che solo tre giorni fa ha annunciato che il 17 aprile metterà la croce sul no. Dall'altra il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau (Pd), in prima linea per il sì, in modo coerente con un dato di fatto: la Sardegna è una delle nove Regioni che ha proposto il referendum sulle trivellazioni.
Mentre il portale web dell'Assemblea sarda ha una sezione dedicata alla consultazione di dopodomani, quello della Regione per la prima volta no. "Quello di Pigliaru, massima carica istituzionale e rappresentante legale della Sardegna, è un clamoroso voltafaccia che genera un corto circuito istituzionale", commenta il coordinatore di Forza Italia, Ugo Cappellacci. Già prima di martedì il capo dell'Esecutivo si era espresso nel merito con un post su Facebook: "Dopo la richiesta di referendum il dialogo tra Regioni e Governo ha consentito di definire regole condivise sulla questione delle trivelle, e ciò che è rimasto in campo di quello originale non aggiunge niente di positivo a questo quadro". In più, "nessun impianto è localizzato nelle acque sarde. E comunque la Sardegna non è mai stata a rischio perché nella legge in questione è stata introdotta una norma di salvaguardia per le Regioni a statuto speciale".
Tradotto: il referendum è inutile. Ma domenica contribuirà al raggiungimento del quorum, vera incognita del voto, per essere valida infatti dovrà recarsi alle urne il 50% più uno degli aventi diritto. "Non condivido le ragioni del no ma le rispetto", è la reazione di Ganau. Che però ricorda come "il Pd sia presente in questo referendum e per questo spiace l'invito all'astensione da parte dei vertici nazionali del partito".
Invito raccolto, per esempio, dal capogruppo dem, Pietro Cocco, ma anche dal presidente della commissione Cultura, Gavino Manca, unico ad aver votato contro la mozione di richiesta del referendum sette mesi fa. Voteranno sì, invece, il presidente della commissione Ambiente e territorio, Antonio Solinas (Pd), e, sempre in maggioranza, il capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro, Roberto Desini, poi i gruppi di Sel, Cristiano popolari socialisti, Psd'Az, Soberania e Indipendentzia. Appello al sì anche dal Partito dei Sardi e ovviamente dai gruppi di Forza Italia e Udc, mentre i Riformatori si son limitati a sostenere la necessità di andare a votare.
Tra gli altri anti-trivelle eccellenti: il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il candidato sindaco del centrodestra Piergiorgio Massidda, la candidata del Movimento 5 stelle Maria Antonietta Martinez. E poi, ovviamente, i comitati delle associazioni (tra le altre Legambiente, AdConsum)e No Triv Sardegna che, assieme al Comitato istituzionale, si sono impegnati a promuovere le ragioni del sì.
L'impegno sul versante ambientale ed energetico non si fermerà con il voto di domenica. E' concorde l'intento del Comitato per il sì e del presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, che oggi chiudono nell'Isola la campagna referendaria contro l'estensione 'sine die' della durata delle concessioni per l'estrazione in mare di gas e petrolio.
Prima le parole del premier Matteo Renzi, poi gli strappi nel Pd e infine le prese di posizione del presidente della Regione, Francesco Pigliaru ("voterò no"), hanno movimentato questo mese di appelli al voto. "Il tema aperto non è marginale, come qualcuno ha cercato di far credere, ma riguarda le future generazioni e lo sviluppo del mondo – ha detto Ganau, sottolineando che la Sardegna è tra le nove Regioni che ha promosso il referendum -. Abbiamo aperto la discussione sul futuro energetico e credo che gli impegni presi alla conferenza di Parigi sul clima vadano rispettati, anche rinunciando all'1% del petrolio. Dentro il Pd c'è una grandissima base che sostiene questa battaglia ed è stato un grosso errore da parte dei vertici chiamare all'astensionismo – sottolinea il numero uno dell'Assemblea sarda – Bene ha fatto il presidente Pigliaru a correggere l'indicazione di astensione, a differenza di qualcun'altro, e rispetto la sua posizione".
All'attacco invece l'esponente dell'opposizione e delegato supplente del Comitato nazionale, Pietro Pittalis (Fi). "Si è creato un vulnus nel rapporto tra Consiglio e presidente della Giunta regionale che, in quanto legale rappresentante della Regione, non può esternare una posizione in conflitto con un deliberato del Consiglio – afferma – Pigliaru si sta esponendo e vedremo dopo il 17 questa valanga di no che darà la cifra della sua credibilità davanti al popolo sardo".
I Comitati hanno ribadito le ragioni del sì e spiegato che sebbene l'Isola non sia direttamente interessata alle trivellazioni off shore, "bisogna andare a votare perchè ogni mare è il nostro mare: andate a votare per continuare ad andare al mare".







