"Abbiamo portato avanti una lotta strategica senza alcuna demagogia, sostenuta da dati certi.
Sapevamo che sarebbe stato difficile e ci siamo scontrati con la volontà precisa di non voler affrontare il tema, tanto da creare le condizioni perché meno elettori possibili fossero informati e potessero fare una scelta motivata". Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale e delegato per la Sardegna nel comitato nazionale per il sì, Gianfranco Ganau, anche in risposta a quanto detto ieri dal premier Renzi.
"La consultazione referendaria poteva essere accorpata alle amministrative con una semplice legge – continua Ganau – è stata dunque una scelta del Governo quella di non risparmiare oltre 300 milioni di euro. Pensare che i Consigli regionali abbiano voluto proporre il referendum per mettere in difficoltà il Governo significa non tenere conto che la maggioranza delle Assemblee legislative, promotrici del referendum, è a guida centrosinistra e non hanno evidentemente alcun interesse a creare contrapposizioni strumentali".
"Prendiamo atto del risultato non soddisfacente del referendum al quale abbiamo creduto, sapendo che era una battaglia impari che aveva più di un nemico: il tempo e l'astensione – conclude il presidente del Consiglio regionale sardo – ma l'invito all'astensionismo da parte del presidente Renzi favorisce un allontanamento della partecipazione che è la vera emergenza nel nostro Paese".
"Il voto in Sardegna, a differenza di quello che accade di solito, è superiore alla media nazionale: il 92,4% dei sardi ha votato per il sì, a conferma che la materia non è loro certamente indifferente; sono andati a votare 410 mila sardi, ossia il 53% dei votanti alle ultime elezioni regionali. Non tenere conto del loro parere sarebbe da irresponsabili", ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale Ganau.
"Ora mi sento impegnato in prima persona a proseguire su una battaglia che garantisca un futuro senza petrolio, il più rapidamente possibile". Sulla battaglia referendaria: "Posto che si è trattato della più breve campagna elettorale della storia della Repubblica (data fissata il 15 febbraio per il 17 aprile), è una sconfitta che ha visto protagonisti i Consigli regionali che hanno costretto il Governo a ritornare indietro su cinque dei sei quesiti proposti. La mancata approvazione porta oggi ad una situazione unica: nell'area delle 12 miglia è vietata ogni forma di intervento, ma chi ha le concessioni può mantenerle all'infinito (unico caso in Europa)".
Infine: "Sono d'accordo con il presidente del Consiglio dei Ministri, bisogna sedersi attorno ad un tavolo per ragionare insieme sullo sviluppo energetico del Paese e prendiamo atto delle sue dichiarazioni relativamente al mantenimento degli impegni verso una rapida transizione dalla dipendenza dei derivati fossili", conclude Ganau.







