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Circa 290 milioni di euro, ovvero il 9% della spesa sanitaria regionale, sono destinati alla cura del diabete. Secondo lo studio "Contro il diabete gioco d'anticipo", realizzato dal gruppo di ricerca Ceis-eehta (Centre for Economic Evaluation and Hta) dell'Università di Roma Tor Vergata e presentato oggi a Cagliari, il servizio sanitario della Sardegna potrebbe risparmiare fino a 25 milioni di euro all'anno raddoppiando gli esami dell'emoglobina glicata e potenziando il monitoraggio di altri parametri come il colesterolo.
Precauzioni che consentirebbero una riduzione delle complicanze da diabete come ipertensione, insufficienza renale e disturbi agli occhi. Lo studio evidenzia anche come oltre il 50% dei circa 85mila diabetici dell'Isola sia affetto da almeno altre due o tre patologie associate che contribuiscono ad aggravare il costo socio-sanitario della malattia: se, infatti, i pazienti 'solo' diabetici (circa il 13%) generano il 4% della spesa complessiva, quelli con un'altra patologia (circa il 35%) impattano sui costi per oltre il 20%, con più di due (circa il 51%) si arriva al 73%. A tutto ciò si aggiungono gli oltre 325 milioni di costi indiretti causati dalla perdita di produttività per assenza da lavoro e pensionamento anticipato.
"Un diabetico costa in media oltre 2.300 euro all'anno per ricoveri, visite specialistiche e farmaci: si passa da 340 euro per la cura del solo diabete a 2.500 in presenza di almeno due patologie", ha sottolineato Francesco Saverio Mennini, docente di Economia sanitaria a Tor Vergata. "Il diabete è tra le patologie poste al centro della programmazione sanitaria regionale – ha detto il direttore generale dell'assessorato alla Sanità, Giuseppe Maria Sechi – puntiamo a rendere uniforme e appropriata la prevenzione, la diagnosi precoce e la cura del diabete sul territorio".
Giancarlo Tonolo, responsabile del Coordinamento interaziendale regionale della diabetologia, ha annunciato che "in Sardegna l'assistenza alle persone con diabete sarà potenziata grazie alla costituzione della rete diabetologica cui sta lavorando il coordinamento". Ma la struttura esistente, ha precisato, "è già di buona qualità e capillare sul territorio".