"Non si dica che in Italia non c'è la pena di morte. Il pubblico ministero per me l'ha chiesta.
Sopra i sei mesi per me è comunque una condanna all'ergastolo.
Non ho mai toccato la droga in vita mia, né usata né venduta. Se la vedo manco la riconosco". Si difende e respinge le accuse Graziano Mesina, che oggi ha chiesto e ottenuto di rilasciare dichiarazioni spontanee al processo davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari che lo vede imputato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga.
'Grazianeddu' ha parlato per oltre un'ora, accanto agli avvocati Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, respingendo tutte le contestazioni. Per lui il pm Gilberto Ganassi ha chiesto la condanna a 26 anni di carcere. Assieme a Mesina sono sotto processo Gigino Milia, 66 anni di Fluminimaggiore, e l'avvocato Corrado Altea, arrestati nel blitz dei Carabinieri del 10 giugno 2013 che portò in carcere complessivamente 25 persone. Alla sbarra anche Franco Pinna, Efisio Mura, Enrico Fois – conosciuto come Vinicio – e Luigi Atzori.
"Non è mai esistita nessuna associazione a delinquere – ha ribattuto in Aula l'ex primula rossa del banditismo sardo – non sono mai stato associato con nessuno nemmeno quando ero latitante e non ho mai avuto nessuna banda. Quando parlavo di comprare vitelli o vino erano vitelli e vino, non ho mai toccato droga nella mia vita".
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Mesina: “Mai usato, né venduto droga”
