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Oltre duemila persone in piazza, davanti al palazzo del Consiglio regionale, per lo sciopero generale del pubblico impiego proclamato in Sardegna da Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa. Hanno aderito, secondo i sindacati, circa il 50% dei dipendenti. I lavoratori – arrivati da tutta l'Isola con auto e 18 pullman – sono partiti da piazza del Carmine e hanno formato un corteo lungo via Roma lato portici.
Hanno sfilato, tra gli altri, i dipendenti della sanità pubblica e privata (compresi quelli dell'Aias), cooperative sociali, asili nido, vigili del fuoco.
Sul palco allestito dagli organizzatori anche Rossana Dettori, segretario nazionale di Fp Cgil. "Il mancato rinnovo del contratto per sette anni ha significato una perdita in media dai 3.500 ai 4.000 euro per pubblici dipendenti che guadagnano 1.200 euro al mese – ha detto – Il problema è che questo governo bussa alle porte dei soliti noti. Il ministro Madia non sa che fanno i lavoratori pubblici. La invitiamo a fare 24 ore in ospedale". Problemi anche in Sardegna. "La Regione ha concepito la Asl unica, sta affrontando la riorganizzazione della rete ospedaliera senza aver prima potenziato i servizi territoriali né aver risolto il problema dei trasporti", ha denunciato Dettori.
Il segretario nazionale di Uilpa, Gerardo Romano, ha poi spiegato che "il contratto fermo da sette anni è alla base dell'inefficienza degli uffici pubblici dove vigono regole vecchie". "I lavoratori sardi del pubblico impiego sono tosti – ha aggiunto il segretario regionale di Cisl-Fp, Davide Paderi – non si arrendono nonostante i sette anni senza contratto, anzi reggono la baracca dei servizi pubblici ovunque, anche nei territori dove la politica regionale e nazionale ha deciso di tagliare. Noi diciamo no ai tagli di Renzi e Pigliaru e sì a un nuovo piano di sviluppo per la Sardegna che parte da servizi pubblici efficienti e diffusi. La protesta – ha promesso – continua nei prossimi mesi".