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Una innocua poesia di un autore estemporaneo orunese ha scatenato la sete di vendetta dell' allora 17enne di Nule Paolo Enrico Pinna, culminata con l'omicidio dello Orune Gianluca Monni. Lo ha riferito il colonnello Saverio Ceglie, a capo del comando provinciale dei carabinieri di Nuoro, nel corso della conferenza stampa sugli sviluppi dei delitti di Orune e Nule.
Era il 20 aprile del 2015, 18 giorni prima dell'omicidio dello studente orunese di 19 anni, quando Paolo Enrico Pinna riceve in una chat di gruppo su WhatsApp il file audio della poesia. "Un messaggio da lui interpretato come un affronto – ha spiegato Ceglie – quella poesia suonava come uno sfottò nei suoi confronti. Ed è proprio in quel momento che in Pinna si accende il desiderio di vendetta nei confronti dello studente che alcuni mesi prima, insieme ai suoi amici, aveva osato pestarlo violentemente, irriderlo e disarmarlo".
Da lì iniziano i progetti per vendicarsi. "Il 28 aprile Pinna inizia a parlare con il cugino Alberto Cubeddu – ha ricostruito il colonnello dei carabinieri – a cui chiede di mettere a posto la moto portandola in officina. Moto che poi servirà la mattina dell'omicidio di Monni. Infatti quando Pinna e Cubeddu dopo il delitto rientrano a Ozieri e parcheggiano la Opel Corsa di Stefano Masala nel garage di Cubeddu, serve un mezzo che permetta a Pinna di rientrare nella sua casa di Nule. Ma lui questo lo aveva già pianificato: il mezzo è proprio la moto che Pinna aveva già fatto mettere a posto dal cugino".