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Le aziende sarde aderenti a contratti di rete negli ultimi due anni, seguendo il trend nazionale, sono più che raddoppiate, passando da 180 a 392 e sono ubicate per il 34% nella provincia di Cagliari, per il 27% a Sassari, per il 31% a Nuoro ed il restante 8% ad Oristano. Si tratta soprattutto di aziende che si integrano nei settori dell'agroindustria e della trasformazione. La maggior parte delle reti, oltre 1.500 in tutta Italia, si trova in Lombardia (circa 600), poi in Emilia Romagna (quasi 400) e nel Lazio (250). E' quanto emerso dalla presentazione dell'indagine sulle reti illustrata nella prima tappa del roadshow a livello nazionale di Manageritalia con il supporto di Confcommercio Sardegna e l'Università di Cagliari.
Di norma il numero di imprese che si mettono assieme per portare avanti un business plan comune, per ottimizzare i costi e sviluppare nuovi mercati e nuovi prodotti va da quattro a nove aziende, piccole e medie imprese. Guardando all'identikit del manager di rete, le imprese hanno scelto soprattutto persone di fiducia che operavano già all'interno delle aziende consociate (24,4%), per le competenze relazionali (22,2%) e per le competenze gestionali (13,3%). Una sorta di coordinamento "superpartes" che in Sardegna ha trovato spazio anche nel settore turistico con il Destination Sardinian Network che ha messo in rete tutti i Consorzi turistici dell'Isola.
"Non mancano le criticità anche gravi, come la mancanza di collaborazione, di chiarezza nei patti e di un obiettivo comune – ha spiegato Roberto Saliola, presidente di Manageritalia Roma che ha illustrato la ricerca -. Spesso non sono cambiati i rapporti con le banche e servirebbe un intervento legislativo migliorativo, mentre le Regioni si stanno dimenticando delle reti". "Seguiamo da tempo il fenomeno, sta nel nostro dna, mettere insieme le cose e non tenerle separate – ha osservato il presidente regionale dell'associazione, Alberto Bertolotti – 392 contratti di rete in Sardegna non sono pochi: un bel segnale per la nostra Isola che ci fa ben sperare ma credo che queste forme di aggregazione di impresa senza un innesto riconosciuto di management qualificato rimarranno senza forza propulsiva".