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Dopo una puntata de Il Terzo indizio, lo spin-off di Quarto Grado, andata in onda martedì 7 giugno su Rete4 e dedicata al caso di Valentina Pitzalis – lo ricordiamo, la giovane donna di Carbonia sopravvissuta al tentativo di omicidio da parte dell’ex marito Manuel Piredda, deceduto durante la stessa aggressione – prende piede e si rafforza di maggiore veemenza la polemica sollevata dai sostenitori di Manuel i quali, ribaltando la verità dei fatti, trasformano la vittima, Valentina, nel carnefice, affermando che fu lei l’omicida di Manuel.

Fino a questo momento Cagliaripad, volendo tener conto del comprensibile dolore che parenti e amici si trovano ad affrontare dopo la scomparsa di un loro caro, non ha mai ritenuto opportuno dare evidenza e spazio alle illazioni dei sostenitori di un’altra verità, ritenendo fossero dettate dalla rabbia per una perdita così violenta. Considerata, però, l’assurdità e l’infondatezza di queste tesi alternative e lo sconforto che la loro diffusione provocano alla reale vittima di tutta la faccenda, Valentina, reiterando costantemente il suo già enorme dolore, riteniamo opportuno affrontare nel dettaglio la situazione. Per farlo ci serviamo di una lunga analisi, che pubblichiamo integralmente, di un autorevole giornalista che ha studiato e analizzato il caso di Valentina proprio per la realizzazione della puntata de Il Terzo indizio a lei dedicata: Fabio Lombardi.

Lombardi, a distanza di due giorni dalla messa in onda del servizio realizzato insieme a tutto lo staff di professionisti del programma, in un lungo messaggio pubblicato su un social network, tutta la documentazione alla mano, scrive così:

Ancora prima che l'intervista a Valentina Pitzalis andasse in onda per Il Terzo Indizio, la pagina del programma, il mio profilo e la mia messaggistica personale sono state prese d'assalto da una trentina di "militanti" del sito dedicato a Manuel Piredda, marito di Valentina, deceduto la notte in cui tentò di assassinarla dandole fuoco.
Il tenore dei post e dei messaggi è stato vario: dalla generica richiesta di una verità alternativa a quella stabilita dalla Giustizia, agli insulti personali nei miei confronti, agli insulti generici nei confronti di quanti avevano partecipato alle realizzazione della puntata, giudicati degli incapaci. Persone non in grado di usare i loro neuroni, è stata l'accusa più diffusa. A completamento di tutto ciò è poi arrivata la comunicazione diretta della madre di Manuel, che ha pensato bene di augurare ai miei figli di fare la fine del suo.

Tutte comunicazioni avvenute peraltro prima che l'intervista andasse onda, tanto per precisare che non si trattava realmente di critiche al lavoro svolto, ma di insulti a priori, solo per aver toccato il tema.
Per questo ho atteso un giorno per fare alcune precisazioni, per non reagire d'istinto. Sono sempre stato disponibile a discutere con chiunque i temi da me trattati, ma credo che ci siano due confini da non superare: le minacce personali, e l'insulto generalizzato che è stato fatto a giornalisti, operatori, montatori, tecnici, insomma tutti coloro che hanno partecipato a vario titolo alla realizzazione del programma, e lo hanno fatto con serietà, senza posizioni preconcette e studiando tutti gli atti dell'inchiesta, non solo le parole di Valentina, parlando con chi ha coordinato le indagini per la Procura e chi ha invece tutelato la posizione di Manuel, cioè il suo legale all'epoca dei fatti.
A tal proposito l' avvocato Serra è stato intervistato verso fine aprile, e prima di concedere l'intervista ha parlato con la madre di Manuel, che si è guardata bene dal chiedere di essere ascoltata direttamente. Questo per smentire la prima bugia: la signora sapeva che il programma era in realizzazione, e nessuno le ha negato nulla.
Perché non è stata contatta direttamente? Perché il Terzo Indizio non è un talk show destinato a discutere di casi in essere e divenire. E' una trasmissione che racconta un processo chiuso in via definitiva, raccontando quello che una sentenza ha stabilito. E nel caso specifico la sentenza ha stabilito che Manuel Piredda tentò di uccidere Valentina, e perse la vita in quell'occasione.

Le accuse che peraltro la famiglia di Manuel muove nei confronti di Valentina, sono già state valutate in un secondo procedimento giudiziario: la sentenza di questo secondo procedimento ha visto la madre di Manuel condannata e sanzionata*. Le sue verità non sono rimaste inascoltate, ad oggi sono state valutate, e non a suo favore. Ad oggi esiste una sola verità giudiziaria ed è quella che è stata raccontata nella puntata del Terzo Indizio. Se domani ne esisterà un'altra, a seguito della riapertura del processo, la racconteremo. Per ora non è così. 


Ma non voglio limitarmi a questo. Visto che siamo stati accusati di non usare il cervello e di non aver saputo leggere le carte, di seguito farò alcune precisazioni, perché non mi piace quando si prendono informazioni parziali e si mettono in circuito sul web per sostenere una tesi preconcetta. Ho criticato spesso le Procure per queste prassi, oggi critico chi lo fa per difendere Manuel Piredda.


Per metodologia divido in due le aree di argomentazione: la sera e la scena del crimine da una parte, la storia tra Manuel e Valentina dall'altra.


La prima inesattezza: non sono state svolte indagini approfondite. Non è vero. Prova ne è che la magistratura fin dai giorni seguenti la tragedia, quando un giornale locale ha indicato come possibile la presenza di una terza persona, ha dato incarico ai Carabinieri di indagare più a fondo. Le indagini quindi non si sono limitate a una superficiale presenza la sera della tragedia. Sono state interrogate persone, ed effettuati sopralluoghi. Non sono intervenuti i Ris e non è stata fatta un'autopsia, dicono i detrattori. La ragione è semplice: per gli investigatori non c'erano dubbi visti gli elementi raccolti, come si evincerà dai punti seguenti.


La seconda inesattezza: Manuel ha il cranio rotto ( colpito da Valentina, ovvio ). Non e' semplicemente vero. Non esiste certificato medico che lo attesti. Ben due medici hanno esaminato il corpo di Manuel, nessuno dei due ha visto e descritto di una frattura al cranio. Perché la frattura NON ESISTE. Le note dei due medici sono allegate a questo post. Leggetele. L'unica nota riportata, oltre le ustioni è la presenza di perdita di sangue vivo dalle narici e dalla bocca, fenomeno frequente quando un corpo è esposto al calore e al fuoco. E non dovuto da frattura come si evince dalle cause indicate per la morte: fuoco scaturito dall'incendio di liquido infiammabile. Chi dice che Manuel aveva il cranio fracassato o non ha mai letto le carte e perciò parla senza conoscere i fatti, o ancora peggio, quelle carte le ha lette e mente consapevolmente, accusando Valentina di un' aggressione che non è certificata da nulla allo stato degli atti. Un'ultima cosa: il fatto che il sangue sia visibile sul volto di Manuel certifica anche che quando si parla di corpo carbonizzato, non è una versione letterale, ma indica un corpo con gravi ustioni e annerito dalle fiamme quando lo vedono Carabinieri e Valentina, se fosse stato interamente carbonizzato, il sangue di sarebbe essiccato e non sarebbe stato visibile a occhio nudo fin dal primo esame.

La terza inesattezza, che poi non è un'inesattezza ma è una omissione bella e buona. Scrivono i Carabinieri intervenuti in ben due verbali che il corpo di Manuel viene ritrovato addossato alla porta d'ingresso e descrivono : “In prossimità dei piedi si poteva notare la presenza di un secchio di colore rosso, ormai appiattito e completamente bruciato, con vicino uno straccio, in parte bruciato, che emanava un forte odore di benzina (…) il Piredda indossava dei guanti in materiale gommoso che erano quasi del tutto sciolti.” Manuel aveva quindi vicino a sé uno straccio imbevuto di benzina, quella che è con ogni probabilità l'arma del delitto, ovvero un contenitore di plastica rosso dove era il liquido infiammabile, quello che Valentina scambia per un annaffiatoio verde nella concitazione dell'aggressione, un oggetto che lei vede per una manciata di secondi. I suoi ricordi non sono precisi? Direi che è giustificato visto l'accaduto, e infatti lei non ricorda che Manuel indossasse i guanti, che pure esistono e li indossa lui, non lei. Lui è attrezzato per maneggiare la benzina non Valentina. Come mai di questi guanti non parla nessuno dei difensori a spada tratta di Manuel? Non esistono? Vi rendo noto che sono stati fotografati, ben visibili, sulle mani di Manuel. Per ragioni di rispetto non pubblico le immagini, ma se qualcuno ne negherà ancora l'esistenza, sono pronto a farlo.

E qui sorgono le domande più interessanti per i complottisti : come giustificano che Manuel sia attrezzato per maneggiare benzina e sia vicino agli strumenti dell'aggressione? Perché fino a quando reggeva la bugia del cranio rotto si poteva dire che lei lo avesse stordito, gli avesse infilato i guanti e poi lo avesse cosparso di benzina. Ma non esiste prova di quel cranio rotto, quale sarebbe la verità? Manuel girava abitualmente per casa con guanti di gomma? Valentina gli ha chiesto di reggere la bacinella prima di dargli fuoco? Guanti, bacinella e straccio inchiodano Manuel alla sua terribile responsabilità.

Quarta inesattezza, parziale diciamo: durante il loro intervento in soccorso nella casa di Manuel Vigili del Fuoco e Carabinieri quando entrano aprono la porta parzialmente in fiamme, ostruita in parte dal corpo di Manuel ma non bloccata dalla serratura. Ecco la prova delle menzogne di Valentina! La porta era aperta! Il verbale che riporta questa descrizione è quello del primo intervento. Ma anche questa è un'informazione volutamente parziale, perché Valentina racconta di essersi fermata davanti alla porta in attesa che Manuel aprisse il chiavistello ( a voler essere pignoli non dice che la porta fosse chiusa, ma solo che fosse chiusa normalmente, comunque… ) ma questo momento è antecedente l'aggressione. Secondo la ricostruzione degli investigatori Manuel muore dopo aver dato fuoco a Valentina, forse suicidandosi, o forse – io penso più la seconda della prima – tradito da un ritorno di fiamma che incendia il contenitore rosso di benzina che aveva in mano . Infatti viene trovato rannicchiato vicino alla porta, probabilmente – scrive il Pm – soffocato fino a perdere i sensi mentre cercava di uscire. Chi può dire se in questo tentativo di fuga salvifica Manuel non abbia rimosso il chiavistello? Chi può dire se i Vigili del Fuoco sfondando la porta in fiamme con una trave non abbiano fatto cedere il chiavistello? 


Quinta inesattezza: Manuel è morto interamente bruciato, lei si è ustionata solo parzialmente: come è possibile? E' lei che lo ha aggredito! Le motivazioni di questa differenza sono banali, e non nascondo alcuna verità: Valentina veniva da fuori ( 16 aprile, mezzanotte, nubi sparse , temperatura massima del giorno 15 gradi ) ed era vestita pesantemente: pantaloni, maglia, due felpe e giaccone di cotone, kefiah al collo. Le parti che bruciano del suo corpo dopo che Manuel le ha gettato addosso la benzina sono esattamente quelle esposte: mani e volto. Lui invece, che era in casa, è vestito in modo più leggero : pantaloni, maglia e giubbotto jeans, e soprattutto viene investito da una fiammata più intesa, sia nel caso che sia cosparso lui di benzina per suicidarsi, sia nel caso che gli sia esploso addosso il contenitore che aveva in mano. Se le cose fossero andate diversamente, come sostengono i difensori di Manuel, se fosse stata Valentina ad essere tradita dal ritorno di fiamma perché il contenitore dovrebbe essere vicino a Manuel? Perche' indosserebbe lui i guanti? Come avrebbe fatto il semplice ritorno di fiamma a bruciare così tanto Valentina? Se il contenitore fosse esploso in mano a lei le sue condizioni sarebbero peggiori, se lo avesse già lasciato a terra vicino a Manuel le sue ustioni per il ritorno di fiamma sarebbero infinitamente minori.

Sesta Inesattezza: Manuel non faceva uso di psicofarmaci. Assolutamente falso. Agli atti esistono le deposizioni di ben due medici che raccontano di come Manuel si fosse rivolto a loro per ottenere le prescrizioni, e di come avesse ammesso con loro di farne un uso eccessivo e smodato. Tant'è che uno dei due aveva proposto a Manuel un percorso terapeutico per diminuire i dosaggi. E la stessa madre di Manuel aveva discusso con il medico i percorsi per poter aiutare il figlio: la famiglia di Manuel sapeva quindi benissimo dei problemi del figlio e della sua dipendenza dai farmaci. Del resto Manuel per quel suo problema coi farmaci era già finito nei guai più volte: aggressione ai Carabinieri e pena ridotta proprio per il suo stato confusionale legato all'abuso, e violazione di domicilio di varie abitazioni a Carbonia. A proposito, com'è che Manuel prova ad entrare di nascosto, introducendosi da una finestra, in casa di Valentina se non la perseguitava? Persecuzioni che sono certificate anche da altri testimoni, non solo familiari, l'ultima delle quali è proprio del datore di lavoro di Valentina che non a caso si offre di accompagnarla la sera del dell'aggressione, perché ha assistito alle continue telefonate di Manuel e a una scenata che Manuel ha fatto proprio nel suo locale presentandosi all'improvviso inveendo contro Valentina.

Settima inesattezza: che poi altro non è che – ancora una volta – un'omissione. E' Manuel ad attirare Valentina in un agguato premeditato. E premeditato da tempo, cioè da quando le chiede di fare i documenti per trasferire la residenza a Baccu Abis perché lui possa scontarvi i domiciliari. Le dice che ha bisogno dei documenti subito perché il suo avvocato passerà il giorno dopo a ritirarli. E' per quello che Valentina quella sera va da lui, lo racconta al titolare del bar che assiste alla chiamata e alla sorella che non l'accompagna. Ma quella di Manuel è una bugia: lui ha già portato buona parte dei documenti al suo legale, e comunque non deve vederlo prima di 3/4 giorni, come ha raccontato lo stesso avvocato. E' Manuel che tende un agguato. Non a caso anche di questo aspetto i difensori ad oltranza, come dei guanti, non parlano mai.

Ultime considerazioni sulla notte del crimine: Valentina nei suoi racconti è confusa e talvolta contraddittoria. Ricorda Manuel vicino a lei nella stanza, e invece è più lontano. Ricorda una porta della stanza chiusa, che invece era aperta, ricorda un annaffiatoio verde, e invece è un secchio rosso. Non ricorda i guanti di Manuel, che invece ci sono. Ma stiamo parlando di flash di ricordi di fatti avvenuti prima nell'arco di pochi secondi – l'aggressione – e poi mentre lei stava bruciando. Credo che della confusione sia quantomeno giustificabile. C'è però una particolare molto importante e giudicato determinante da chi ha indagato: Valentina viene interrogata sulla barella mentre sta per essere caricata in ambulanza, parliamo della testimonianza di una donna che nei 20 minuti precedenti era in fiamme. E la versione che lei fornisce in quegli istanti e la stessa che fornirà poi negli interrogatori seguenti. Se davvero fosse stata lei ad aggredire Manuel finendo poi bruciata per errore, si sarebbe costruita una versione di comodo mentre bruciava? Pensiamo davvero che in quei terribili minuti abbia riflettuto su come "aggiustare " il suo errore fornendo una versione che convincesse i Carabinieri?

Valentina peraltro sarebbe davvero la più maldestra e stupida degli aggressori: quella sera avrebbe organizzato di uccidere Manuel per liberarsene. E come avrebbe organizzato questo delitto? Avrebbe fatto sapere a sua sorella e al suo datore di lavoro che stava andando sul luogo del delitto, avrebbe parcheggiato la sua auto, lasciandola aperta coi suoi documenti in bella vista sotto casa dell'uomo che stava per uccidere. Sarebbe salita in casa portandosi una bacinella rossa piena di benzina senza rovesciarla sulle scale o sui suoi pantaloni e sarebbe entrata nell'appartamento senza che Manuel si insospettisse per quella strana bacinella piena di benzina che la moglie introduceva in casa. Poi lo avrebbe convinto a infilarsi dei guanti di gomma. Poi – senza stordirlo perché come dimostrato non c'è traccia della famosa ferita al cranio – lo avrebbe cosparso interamente di benzina e gli avrebbe dato fuoco. Ma sarebbe a sua volta bruciata, non si capisce bene perché dato che il contenitore non le è esploso in mano, e nessuno l'aveva cosparsa di benzina, e un ritorno di fiamma non giustifica le sue ustioni.

Ma poi c'è una domanda fondamentale: se fosse anche riuscita a uccidere il solo Manuel, come avrebbe giustificato quella morte, dato che tutti sapevano che andava a casa sua? Non sarebbe stato più semplice accoltellarlo anche 30 volte raccontando di essere stata aggredita per l'ennesima volta? Oppure voleva uccidersi anche lei? Fosse stata questa la sua intenzione, perché rovesciare praticamente la maggior parte della benzina su Manuel e tenerne per sé stessa così poca?

Poche ultime considerazioni sul contesto, sulla relazione tra Manuel e Valentina e sulle persecuzioni. Noi non possiamo sapere se il racconto di Valentina sui mostri nel cervello di Manuel corrisponda al vero in ogni suo aspetto, ci saranno sicuramente aspetti vissuti in maniera soggettiva, eventuali omissioni, verità parziali, errori. Non sarà la foto di una scrivania pubblicata dalla madre di Manuel a cambiare il succo di tutto, intanto perché quando si forniscono informazioni parziali e manipolate come la signora ha fatto in più occasioni, si perde di credibilità, è davvero quella la scrivania di cui si parla? E inoltre perché il comportamento ossessivo di Manuel è stato confermato anche da terzi e non solo da Valentina. Ma credo soprattutto che la dinamica dell'aggressione superi ogni dubbio o perplessità, ogni dimenticanza o bugia. Quella notte Manuel tentò di uccidere sua moglie, qualunque sia stato il percorso che ha portato a quel gesto.

Veniamo all'ultimo increscioso capitolo: le lettere di Valentina. Ed è davvero un capitolo triste, devo dire, perché manipolatorio, come ha già sancito una sentenza di un tribunale. Chiariamo il primo punto: non si tratta di lettere, è una menzogna. Ma di pagine di un diario personale di Valentina che la madre di Manuel le ha sottratto e che è stato poi a lei sequestrato dall'autorità giudiziaria con divieto di ulteriori pubblicazioni. Un diario scritto tra il 2004 e il 2005, cioè SEI ANNI PRIMA dell'aggressione, quando lei aveva più o meno 22 anni. Si tratta intanto del periodo in cui Valentina era Germania e di quello poi successivo, nel primo il suo rapporto con Manuel è ricco di contrasti, lui la corteggia, lei è fidanzata con un altro, lo respinge ma è attirata, poi al ritorno si fidanzano. E' un diario pieno di pensieri personali, di testi di canzoni, di dubbi e sentimenti alterni, di considerazioni esistenziali. Parti di quel diario sono state estrapolate e rese pubbliche fuori dal contesto in cui erano state scritte, utilizzate ad arte per avvalorare i sentimenti "malati" di Valentina. Una manipolazione riconosciuta, ripeto, da una sentenza di tribunale che ha sanzionato chi l'ha compiuta. Una manipolazione di frasi scritte da una ragazza di 22 anni 6 anni prima dei fatti con cui vengono messe in correlazione. Se dovessi riaprire io i miei diari di quando avevo 22 anni, potrei essere accusato di ogni cosa, prendendo frasi qua e la.

Credo onestamente che questa operazione si commenti da sola. 

Ho scritto questo lunghissimo post, scusatemi, per cercare di fare chiarezza su alcuni punti di questa vicenda, e perché non posso accettare che venga messo in discussione il lavoro mio e di tutta la redazione e la squadra di lavoro di una trasmissione, IL TERZO INDIZIO, che può piacere o meno, ma che è realizzata con la massima professionalità e attenzione. 
Se un giorno un giudice stabilirà una verità diversa da quella stabilita dalle sentenze attuali, la racconteremo con la stessa chiarezza e onestà. Ma ad oggi Manuel resta l'aggressore e Valentina la vittima. Senza alcun dubbio, hanno sancito i giudici.
Personalmente poi credo che chiunque abbia ascoltato le parole di Valentina non possa avere dubbi sul fatto che sia stata vittima di un tentativo di femminicidio, e prima ancora di una terribile violenza di genere.

*a questo proposito alcune precisazioni a scampo di travisamenti: la sentenza che riguarda la madre di manuel si riferisce alla pubblicazione delle pagine del diario e all'uso di quei contenuti come prova della personalita' di Valentina collegandole alla morte di Manuel. Non vorrei essermi spiegato male. Inoltre lei ritiene di non aver sottratto il diario perche' era in una scatola che suo figlio le avrebbe consegnato. Detto questo resta la pubblicazione di scritti privati e risalenti a sei anni prima dei fatti.