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La Sardegna dell'intero scompare. Un processo lento e inesorabile iniziato 60 anni fa e che entro il 2050 rischia di far perdere centinaia di piccoli centri con meno di mille abitanti. Un fenomeno a cui i sindaci delle zone interne si ribellano e cercano fra loro il dialogo per provare ad invertire la rotta della bassa natalità e dell'emigrazione. A Lanusei decine si sindaci dei territori svantaggiati, Ogliastra, Barbagia, Mandrolisai, hanno dato vita al convegno "Oltre i grandi hinterland urbani: quale futuro per gli altri territori della Sardegna" a cui hanno partecipato anche parlamentari e consiglieri regionali. Alla fine dell'incontro è stata redatta la "Carta di Lanusei per le zone marginali", un documento che sarà un punto di riferimento per i prossimi confronti.
"Tramite l'unità dei sindaci e dei comitati – ha riassunto il sindaco di Lanusei, Davide Ferreli – si può esplicare una decisa azione dei territori marginali per richiamare il legislatore regionale a cambiare l'attuale visione e a riequilibrare le politiche troppo sbilanciate verso i grandi hinterland come quello cagliaritano. E' urgente l'azione sinergica tra i consiglieri regionali per le zone interne per lavorare sul ripopolamento di interi territori nell'Isola. Territori che devono poter preservare i servizi e presidi essenziali. Bisogna al più presto colmare le lacune infrastrutturali presenti e puntare a politiche fiscali per richiamare investimenti. Questi territori devono essere presenti nella nuova legge di riforma delle Autonomie, in termini di rappresentanza istituzionale sovracomunale".
C'è anche chi ha detto basta a politiche imposte dall'alto: "Richiamo i presenti a porre attenzione a dinamiche quali le azioni di forza che non portano soluzioni ai problemi – ha sottolineato Gigi Littarru, sindaco di Desulo, riferendosi alla task-force regionale che da alcuni mesi porta avanti l'abbattimento dei maiali allo stato brado per debellare la peste suina africana -. Per questo e per i tanti problemi che affliggono le nostre comunità propongo la realizzazione di un Assessorato specifico per le zone interne dell'isola, nonché una apposita normativa e finanziamenti prioritari per le aree montane dimenticate".
"Bisogna cambiare – ha concluso il primo cittadino di Tortolì, Massimo Cannas -. C'è l'esigenza di attuare riforme adeguate per favorire non assistenza, ma produzione e lavoro.
Altrimenti per noi sindaci sarà impossibile affrontare le incombenze delle nostre comunità".