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Una "crisi idrica senza precedenti" che richiede un piano urgente di interventi per catturare l'acqua a valle. Il Consorzio di Bonifica della Gallura lancia l'ennesimo appello alla Regione per ottenere "risposte concrete" sulle tre proposte già indicate dal Consorzio come soluzione alla mancanza d'acqua nella diga del Liscia.
"Il primo intervento – spiega il presidente Marco Marrone – è il recupero delle acque reflue: attualmente gli impianti sono a norma e le opere sono collaudate, manca solo la certificazione che consentirebbe al Consorzio di usare i circa sei milioni di metri cubi d'acqua che sono ora inutilizzati. Il secondo è l'intercettazione dell'acqua del rio Padrongianus nel comune di Olbia e l'ultimo riguarda l'intercettazione delle acque in località Monte Tova sul fiume Liscia nell'area di Arzachena".
Otre alla scarsità delle precipitazioni e alle alte temperature del periodo autunnale e invernale, "il problema principale che caratterizza il territorio gallurese – argomentano i vertici del Consorzio – è la presenza di un solo bacino di raccolta, la diga del Liscia: finita di costruire nel 1962, non è più in grado di soddisfare il fabbisogno di una popolazione in costante aumento e le prospettive reali di una diminuzione di acqua piovana non consentono una programmazione a lungo termine". L'unica soluzione per placare la sete del nord est dell'Isola, "è quella di effettuare delle opere di captazione dell'acqua a valle".
Non solo siccità. In questi giorni, infatti, il Consorzio "si trova costretto a dover subire quanto previsto dalle leggi regionali. Dopo anni di ruoli contenuti, l'Ente di gestione della risorsa idrica dovrà richiedere ai propri consorziati un contributo spesa (esercizio, manutenzione e funzionamento) influenzato dalle mancate sovvenzioni previste dalle citate leggi regionali".