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“Mio padre, malato terminale di tumore, in ospedale senza nutrimento per un giorno interno”.

L’accusa è di Maria (nome di fantasia per tutelare la sua privacy), figlia di un 64enne, malato terminale, ricoverato all’ospedale Oncologico di Cagliari per poter essere alimentato e idratato in seguito a un episodio di febbre alta.

“La mattina di martedì – denuncia la donna – ho chiesto all’infermiera come mai a mio padre non fosse stata ancora somministrata la sacca parenterale (quella che inietta i nutrienti direttamente per via venosa, ndr). La sua risposta è stata di stizza, dicendomi in malo modo che la sacca non era presente né in reparto né in farmacia. Quando ho provato a insistere mi sono sentita rispondere: Ma che devo fare? devo portarmela da casa?”.

Secondo la testimonianza di Maria, dopo vari solleciti allo staff medico, si sarebbe recuperata la sacca.

“Mercoledì poi la stessa storia. Ci siamo addirittura proposti di comprare la sacca, non sarebbe stato di certo un problema”.

Il padre di Maria è stato trasferito alla clinica San Salvatore di via Scano:

 “C’è stata una mancanza di rispetto nei confronti di noi familiari e di mio padre – sostengono i parenti dell’uomo –. Tutto mi fa pensare che sia un comportamento consolidato nei confronti dei malati terminali. Forse sono troppo emotivamente coinvolta – conclude Maria –  ma l'idea che mi sono fatta è quella di poca professionalità del personale”.

L’Oncologico, tramite l’addetto stampa, respinge l’accusa:

“E’ impensabile – rispondono dall’oncologico – che un’azienda ospedaliera ragioni con un cinismo così spropositato: non sappiamo nello specifico che cosa abbia visto la ragazza, ma questo non è un atteggiamento di un azienda che eroga servizi sanitari. Spendiamo milioni di euro in farmaci contro i tumori, non possono di certo mancare le sacche parenterali. Ci sembra bizzarro che un paziente sia rimasto senza nutrimento per un giorno intero. L’affermazione è incommentabile e ci mette in difficoltà: non possiamo nemmeno immaginare che ci siano medici e infermieri, che davanti a casi di malattie terminali, decidano di interrompere la nutrizione. Ripeto: non è l’atteggiamento di un’azienda seria. Il nostro invito, quando succedono questi episodi è quello di rivolgersi immediatamente all’Urp, per attivare un percorso interno d’indagine, con una  segnalazione dettagliata”.