Preoccupazione e denunce in aumento per violenze psicologiche e fisiche contro le donne in Sardegna. Anche se forse – spiegano le forze dell'ordine – il fatto positivo è che chi subisce non sta più zitto e tende a rivolgersi sempre di più a carabinieri, polizia e giustizia. E la tecnologia può aiutare. Ora anche con una app sullo smartphone per difendersi. La procedura è stata avviata dalla Prefettura di Cagliari in collaborazione con l'assessorato regionale della Sanità. E presto dovrebbe ottenere il via libera da Roma.
Non la soluzione, ma un'arma in più, a portata di mano, per difendersi meglio da pressioni che spesso diventano botte e qualche volta omicidi. Se ne è parlato in un tavolo di confronto promosso dalla Commissione regionale per la realizzazione della parità tra uomini e donne. Una 'chiamata' che ha coinvolto presidenza della Regione, assessorato alla Sanità e assistenza sociale, le Prefetture, Procure, Questure, il comando della Legione dei Carabinieri Sardegna, gli ordini degli Avvocati, l'ordine degli Psicologi e i Centri antiviolenza. "Ci piacerebbe che questo tavolo fosse permanente", ha esordito la presidente della Commissione Barbara Congiu.
La disponibilità c'è, ha assicurato la consigliera Anna Maria Busia (Cd) in rappresentanza del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. "Proponiamo – ha detto – un tavolo permanente per monitorare i numeri sulla violenza sulle donne e che permetta a forze dell'ordine, autorità, professionisti e centri antiviolenza di collaborare costantemente e arginare un fenomeno che anche in Sardegna conta numeri pesantissimi". L'incontro è stato l'occasione per fare il punto della situazione. Proiettata però nel futuro. "Nel 2013 – ha sottolineato Paola Dessì, viceprefetto vicario di Oristano – abbiamo siglato un protocollo che ha puntato molto sul raccordo tra gli operatori con corsi di formazione per non farsi trovare impreparati nel momento in cui si avvia il contatto con la vittima.
Un altro aspetto molto importante è quello conoscitivo: abbiamo avviato una raccolta dati sul fenomeno con informazioni su vittima, autore, parentela, luogo, istruzione. Dati su quanti hanno presentato denuncia sulle vittime indirette, spesso i figli, distribuzione geografica ed età". La Prefettura di Cagliari spinge per la massima praticità. "Abbiamo deciso di istituire un coordinamento per snellire il raccordo istituzionale con un taglio operativo – ha spiegato Maria Pia Garau – Il fenomeno non accenna a diminuire: occorrerebbero sempre più medici o infermieri capaci di interagire e rapportarsi in maniera specialistica. Bisogna anche agire per favorire una crescita culturale interiore. Per la donna magari un aumento di autostima per individuare segni premonitori. Per l'uomo un maggiore senso critico per interrogarsi se il proprio modo di agire o di parlare non stia creando terreno fertile per certe situazioni". Dalle forze dell'ordine, da Cagliari e da Nuoro, un dato statistico: le denunce sono in aumento. "Questo probabilmente – è stato sottolineato – può essere considerato un segnale positivo, prima magari certi fatti accadevano ma rimanevano sommersi". Anche le Procure coinvolte. "Gli strumenti legislativi sulla repressione ci sono – ha confermato il sostituto procuratore di Cagliari Liliana Ledda – ed è un dato molto positivo che la persona offesa sia in una posizione di centralità nel procedimento ad esempio su misure cautelari relative all'autore". Ma è importante anche la prevenzione.
"Un fenomeno imponente diffuso e trasversale – ha precisato Ledda – che coinvolge tutte le classi sociali. Probabilmente in quelle più elevate sono più psicologiche che fisiche: pericolose e subdole. Forse io partirei proprio dalle scuole. Le nuove generazioni ce le immagineremmo più evolute, invece non è così: bisogna lavorare su di loro".







