"Dopo aver appreso da Facebook dell'ultima nota del prefetto è mio dovere smentire e correggere. Da quanto scritto potrebbe sembrare che sia stata partecipe di molti Tavoli regionali sull'immigrazione: in realtà sono stata invitata solo ad uno (dopo mie rimostranze) a gennaio 2016".
Così la sindaca di Monastir, Luisa Murru, risponde alla nota della Prefettura in merito alla trasformazione della ex Scuola della Polizia penitenziaria in Centro di accoglienza per migranti. "Dopo riflessione attenta con la mia maggioranza, avendo compreso che i progetti del prefetto non erano chiari e comunque non consoni al benessere della nostra comunità, ho chiuso il dialogo con una ferma opposizione, culminata nella delibera di Giunta del marzo 2016, inviata anche a Prefettura, Regione ed Anci – spiega la prima cittadina -. Durante l'estate venni convocata dal prefetto che mi ribadì la concreta intenzione di realizzare un Centro per migranti".
"Di quell'incontro informai il Consiglio e insieme, maggioranza e opposizione, stilammo un documento di protesta e diffida – precisa – che inviammo a Prefetto e Regione. Mi fu risposto che la Prefettura avrebbe acquisito la struttura, fatto lavori e creato un centro, senza che venisse specificato il tipo di centro, il numero degli ospiti e i percorsi di accoglienza e integrazione. Di tutto ciò è stato informato ogni consigliere e poi la popolazione negli incontri del 30 settembre e del 7 ottobre".
La sindaca sottolinea: "Il 7 ottobre ho scritto un'ulteriore lettera al prefetto contestando la scelta della sede della Scuola, la mancanza di informazioni e progetti e sopratutto il fatto che il parere del territorio non venisse preso in considerazione. Da ciò si evince che non c'è mai stata alcuna intesa tra Amministrazione Comunale e Prefettura, che ha sempre comunicato esclusivamente le proprie decisioni prese in autonomia e senza scendere in particolari".
La sindaca conferma che "continueremo a portare avanti la nostra posizione di protesta e opposizione nell'interesse del paese e rifiutando strumentalizzazioni politiche e derive razziste che non ci appartengono".