Voterò no al referendum sulla riforma costituzionale.
Non sono follemente interessato all'argomento. Penso, innanzitutto, che chi propone una qualsiasi riforma della nostra Carta debba avere un mandato popolare. Renzi non l'ha avuto.
Trovo che gli eterogenei comitati del sì e del no facciano venire i brividi per la presenza di tanti vecchi personaggi interessati alla propria sopravvivenza politica.
È una riforma che peggiora le cose. Non abolisce il Senato, facendone una strana Camera della quale poco si capisce. Una specie di luogo dove si dovrebbe discutere di regioni e di Europa, con consiglieri regionali e sindaci.
Ci sono, dicono, più poteri per il governo nazionale. Ma io sono da sempre per il presidenzialismo: per poteri chiari che derivano dalla volontà popolare. Per scelte nette e precise. E la riforma Renzi è tutto fuorché questo.
La Sardegna con questa riforma subirà la clausola di supremazia nazionale. Pigliaru subirà ogni decisione romana.
Io non sono indipendentista. Anzi, spesso penso che sia un ragionamento di comodo. Ma, all'articolo 117, comma quarto, si dice che lo Stato decide su tutto e impone le sue scelte in virtù della supremazia nazionale.
Già la nostra autonomia è disastrata ma così viene messa a dura prova.
Proteggerci dai signori delle speculazioni economiche e dell'assalto al paesaggio mi pare il minimo. Gente che avrebbe il via libera da Roma direttamente.
No al referendum. Per un pasticcio di riforma, meglio niente.