Una variazione di Pil (0,2%) molto inferiore alla media del Mezzogiorno (1,0%). A fare la differenza è la persistenza di alcune crisi industriali, tali da rendere la partecipazione dell'Isola alla ripresa (ma di Campania e Puglia) molto più contenuta. E' lo stato dell'economia della Sardegna che emerge dal Rapporto Svimez 2016. C'è un forte ritardo, dunque, considerato che il 2015 è stato per il Sud un anno positivo, "ben oltre le previsioni".
E questo nonostante una crescita dell'occupazione nell'Isola del 3,1%, il doppio rispetto alla media del Mezzogiorno (1,6%). Basso l'indice di competitività (-0,81%) che spinge la Sardegna al 222esimo posto tra le 272 regioni europee. Adesso, è scritto nell'introduzione del direttore Riccardo Padovani al rapporto, "la sfida è quella di un'effettiva ripresa degli investimenti, condizione essenziale per rendere il Masterplan per il Mezzogiorno e i Patti per il sud strumenti davvero efficaci". La Sardegna ha sottoscritto il suo Patto da 2,9 miliardi: secondo le tabelle, l'impatto di tutti le intese firmate sarà modesto nel 2017. E' necessaria un'accelerazione, insomma. A settembre, per quanto riguarda l'Isola, le risorse assegnate ammontano 385,29 mln sul totale.
Capitolo mercato del lavoro. I livelli occupazionali restano ancora molto distanti da quelli pre-crisi del 2008 (indice sardo -6,1%), tuttavia, complice il Jobs Act e la decontribuzione, l'andamento nel 2015 è positivo con una crescita significativa in Sardegna del 3,1%. Trainano l'agricoltura (+19,7%) e i servizi (+5,2%). Pesa sul risultato finale il -11,2% nell'industria (dato peggiore nel Mezzogiorno). Infine una fonte di preoccupazione: l'Isola si distingue per crescita del rischio povertà. Il dato di individui in pericolo è del 27,2% nel 2014, mentre per quanto riguarda le famiglie povere, nel 2015 la percentuale sul totale è del 14,9%.







