Abbiamo bisogno di comprendere tutti insieme in quale maniera si possa dare vita a una formazione politica della Sinistra in Italia, che abbia la capacità di coinvolgere e organizzare energie, risorse ed intelligenze, senza costruire altre piccole cattedrali nel deserto ma anche senza eludere il tema del renzismo, della spaccatura verticale che sta producendo nel Paese, della deriva a destra assunta in questa stagione di governo.
Costruire una sinistra ancillare a Renzi sarebbe un errore altrettanto grave quanto quello di costituire una formazione politica isolata, minoritaria e marginale. Ma esiste una terza via, che in tanti in Italia stiamo provando a percorrere e che passa anche attraverso la battaglia referendaria.
A me dispiace tanto che alcuni compagni, con i quali ho percorso un intenso e a volte entusiasmante tratto di strada, oggi si stiano allontanando, apprezzo l'appello fatto dal segretario Pizzuto e spero che si possano presto ritrovare momenti di confronto. Tuttavia, prima di affrettarsi ad emettere sentenze su un processo costituente che ha appena visto la luce, avrei atteso qualche settimana.
Nessuno di noi infatti sottovaluta – alla luce dei fatti che accadono nel mondo e nel Paese – la necessità di una ricomposizione del campo progressista e democratico. Dobbiamo comprendere tuttavia le ragioni sociali di quanto accade, ragioni che anche il centrosinistra, laddove ha strizzato per una lunga stagione l'occhio al liberismo, ha concorso a determinare. E comprendere in quale modo si possa contribuire da sinistra, senza settarismi ma anche senza cedimenti, a invertire la rotta e costruire programmi, alleanze e azioni di governo che siano coerenti con il profondo e diffuso bisogno di cambiamento che c'è nel Paese.