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Né dentro Sinistra Italiana, né dentro il Pd, ma il dibattito interno a Sel per la costruzione di un nuovo soggetto politico è tutt'altro che concluso. Anzi: in attesa della scadenza del referendum costituzionale, visto come una sorta di spartiacque, in Sardegna si lavora per un nuovo centrosinistra coeso, riprendendo il percorso avviato da Romano Prodi con l'Ulivo.

Una rivisitazione in chiave moderna che possa abbracciare il 'popolo arancione' fautore della vittoria del centrosinistra nelle grandi città. Nell'Isola la discussione è più che mai aperta. Da una parte il coordinatore di Sel Luca Pizzuto, che ritiene urgente costruire un nuovo partito partendo da "un'associazione della Sinistra per la Sardegna capace di raccogliere l'eredità politica di Sel ma di aprirsi anche alle esperienze del sovranismo, del cattolicesimo sociale, del mondo socialdemocratico e marxista", dall'altra il senatore Luciano Uras, che frena. "Costruire un partito nuovo è impresa difficile, oggi forse quasi improponibile – spiega il parlamentare sardo – soprattutto se si pensa di ricalcare procedure obsolete, in una fase storica nella quale anche solo il nome 'partito' suscita diffidenza o addirittura sospetti.

Forse dobbiamo pensare a dare forza ad un'area culturale e politica di ispirazione democratica e progressista – suggerisce Uras – promuovendo spirito unitario, dialogo produttivo, esperienze articolate di organizzazione su base tematica e territoriale". Il partito è alle prese con la propria futura identità in seno alla istituzioni: il gruppo di Sel è formalmente costituito in Consiglio regionale, ma dovrà cambiare nome e pelle all'indomani dello scioglimento deciso a livello nazionale. E al momento non si sa quale possa essere l'approdo.