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"No per difendere il diritto dei cittadini a scegliere i senatori. Con il Sì si esclude la loro libera scelta: una tendenza inquietante per chi porta la parola democrazia nel proprio nome".

Lo ha detto a Cagliari il capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli nell'incontro-confronto "C'è chi dice NO", promosso dal Comitato NO Grazie alla riforma costituzionale in vista del referendum del prossimo 4 dicembre.

"Questo è un progetto di riforma fatto su misura sul Pd – ha sottolineato il deputato – potrà governare anche quando perde le elezioni. Il senato diventa delle autonomie locali e delle regioni: nove volte su dieci il Pd è più forte e attrezzato in queste elezioni. Esattamente come il centrodestra è più forte nelle elezioni nazionali. Si preparerebbe una situazione di grande instabilità politica con il più grande conflitto istituzionale della storia della Repubblica".

"Sempre in caso di vittoria del centrodestra alle politiche – ha precisato Rampelli – per le grandi questioni (Europa, autonomie, riforma costituzionale) ci si dovrebbe obbligatoriamente accordare con Renzi e i renziani. Bisogna dire No per prendere due piccioni con una fava: Uno, per aprirsi alla possibilità di una vera riforma che incroci i bisogni dei cittadini e non della politica. E due, mandare via Renzi, in caso di vittoria del no sarebbe un re nudo".

All'incontro a Cagliari è intervenuto anche Bruno Murgia deputato componente del Gruppo Misto: "Questa modifica – ha detto – lede l'autonomia dei regimi a statuto speciale. Che si possono modificare riorganizzando i poteri non togliendoli. Da questi comitati del referendum l'auspicio è che nasca un centrodestra ancora più forte". Mentre per Paolo Truzzu, consigliere regionale FdI "la riforma non è una cosa buona in sé, basta vedere Buona scuola e Jobs act. Se passasse il sì ci sarebbe lo stop a una vera riforma. Noi vorremmo invece l'elezione diretta del presidente del Consiglio".