s-and-igrave-and-egrave-no
I dati parlano chiaro, il tanto celebrato Sì, cantato da industriali, banche, star e archistar ha perso. E con lui ha perso il grande comunicatore Matteo Renzi.
Hanno perso i giornali e le televisioni sfacciatamente schierate a favore del Sì, hanno perso i grandi parlatori televisivi che, per contratto, ostentavano la sicurezza di chi nella vita le ha viste tutte.
 
La domanda che però voglio farmi è un’altra: ha vinto il voto “contro” o il voto “consapevole”?
 
L’esperienza delle ultime elezioni americane ci ha insegnato che un candidato presidente può avere dalla sua parte tutti i mezzi di comunicazione, tutti i VIP, tutti gli influencer del web e perdere comunque una contesa che sembrava impossibile non vincere.
 
La verità è che la “strategia di manipolazione delle masse attraverso i mass media” elaborata da Noam Chomsky sembra non funzionare più (o non del tutto), il Grande Fratello è morto o comunque moribondo (anche il fratello minore del Grande Fratello, il Grande Fratello televisivo soffre di una crisi fortunatamente irreversibile), i complottasti devono “stare sereni”.
 
La mia idea è che la pervasività dei social network ha creato delle “isole” che hanno il nome dei vari opinion leader, candidati politici, star del cinema, della musica e della televisione. Queste isole sono circondate da correnti favorevoli e da correnti contrarie. Il problema però è che l’acqua che le bagna è sempre la stessa. Intorno a queste isole, si crea un sistema poco ossigenato che fa perdere coscienza dell’oceano indifferente che ci sta intorno.
Questo piccolo mondo diventa per questi grandi personaggi l’unico punto di riferimento, una finestra ristretta che ai loro occhi miopi spazia intorno per 360°.
 
Ed ecco un Robert De Niro che vorrebbe prendere a pugni Donald Trump convinto, in buona fede, di essere un cittadino come tanti altri, con gli stessi problemi e le stesse preoccupazioni dei poveracci che nuotano in quell’oceano di cui lui non ha nessuna cognizione.
Vediamo un tristissimo Roberto Benigni che dopo aver incassato centinaia di migliaia di euro per raccontarci a spese del contribuente la “Costituzione più bella del mondo” schierarsi in prima fila con la ferma volontà di cambiarla.
 
Che credibilità hanno questi personaggi, ricchissimi, nei confronti della famiglia o del poveraccio che stenta ad arrivare a “metà mese”? 
 
La verità è che oggi, in politica, i testimonial famosi sono elementi tossici. Rappresentano un mondo che non ci appartiene e a cui non apparterremo mai. Se il grande industriale o il grande banchiere fa campagna elettorale in favore di un politico, automaticamente, già a livello inconscio, sapremo che quello non è il candidato che va bene a noi. Ne avremo un rifiuto irrazionale, istintivo, ma potente e impossibile da scardinare.
 
Perché diciamolo una volta per tutte, i talk show televisivi o radiofonici, in cui i vari candidati raccontano le loro ragioni a suon di urla e di “non mi interrompa”, sono utili dal punto di vista degli ascolti ma del tutto inutili al fine spostare l’intenzione di voto.
 
Oggi si traccia la famosa “X” con la consapevolezza del pregiudizio: politici ladri, corrotti, corruttibili (il che alcune volte non è pregiudizio ma triste realtà).
Questi sentimenti oggi sono talmente radicati nella nostra coscienza che nemmeno il “trattamento Ludovico” porterebbe ad ottenere risultati apprezzabili nel breve periodo.
 
Se oggi facciamo di tutta l’erba un fascio la colpa non può essere del cittadino ma della politica che negli ultimi trent’anni ci ha regalato le pagine più tristi di una realtà sociale ed economica in cui c’è ben poco da ridere.
 
P.S: Se avete velleità politiche non fatevi sponsorizzare da Obama, pare che non porti molta fortuna.