Chi l’avrebbe mai detto che avremmo rimpianto i famigerati Co.Co.Co. e i Co.Co.Pro., ovvero i contratti a tempo e progetto che hanno introdotto la precarietà come sistema lavorativo ordinario? Anni fa si scendeva in piazza contro la legge Biagi, contro le Agenzie interinali e si alzavano barricate (a volte fisiche e non metaforiche) contro lo smantellamento dei diritti sociali ed economici dei lavoratori. Mentre ciò accadeva il capitalismo italiano studiava in laboratorio la nuova frontiera dello schiavismo per estrarre profitti facili dal lavoro senza doverne pagare i costi di mantenimento.
A partire dal 2003 è avvenuta infatti una progressiva demolizione del binomio lavoro-diritti mediante l’introduzione dei voucher. Di che si tratta? Praticamente sono scontrini che si possono acquistare perfino al tabacchino sotto casa con cui si può retribuire una prestazione di lavoro occasionale. I voucher sono nati per coprire il lavoro nero come ripetizioni private e baby-sitting, ma presto la classe padronale ben rappresentata dai cosiddetti centrodestra e centrosinistra ha fiutato l’affare. In particolare sono stati i governi Prodi, Monti e Renzi (tutti sostenuti dal centrosinistra) a dare piena attuazione ai voucher e a togliere ogni tabù. Da quel momento in poi si è potuto pagare in voucher ogni tipo di lavoro entro la soglia dei 7000 euro annui e, cosa ben peggiore, i voucher sono diventati la foglia di fico con cui mascherare il lavoro nero. Succede spesso infatti, soprattutto nel settore turistico-ricettivo e in quello edile, che un buono di 10 euro serva a coprire tutta la giornata lavorativa utilizzandolo come parafulmini nel caso di controlli.
Che cosa ha fatto la classe politica sarda che ha governato le ultime due legislature regionali in nome e per conto dei partiti italiani? Come al solito sono stati più lealisti del Re nell’applicare e addirittura nell’anticipare le direttive romane. Cappellacci con “Sardegna tirocini” aveva fatto largo uso dei voucher trasformando migliaia di giovani specializzati in tuttofare sottopagati. Pigliaru, per non essere da meno del suo degno predecessore, con il programma “Flexicurity” ha dilapidato ben 23 milioni di euro distribuendo bonus e voucher alle imprese per organizzare tirocini destinati ad ultra quarentenni espulsi dal mercato del lavoro, ovviamente senza vincolo di assunzione a fine progetto. Risultato? Sfruttamento, umiliazione e precarietà eretta a sistema e una Sardegna sempre meno autonoma e sempre più schiava delle logiche turboliberiste di annientamento di ogni garanzia e di ogni diritto sociale.