Inizia il nuovo anno, grandi e piccini hanno festeggiato in giubilo e allegria la magica notte che conduce tutti al nuovo anno.
Il capodanno, croce per chi ancora non ha ricevuto un invito neppure dal più sfigato degli amici e delizia per chi invece ha partecipato ad una festa danzante magari con invitati VIP.
Capodanno non è un vero capodanno se mancano i seguenti elementi: il cotechino con le lenticchie, lo spumante, i “botti” di fine anno.
Ma ecco che implacabile, sull’onda della moda e del buonismo imperante in questi ultimi disgraziati anni, intervengono a rompere le uova biologiche nel paniere, le fronde ecologiste, vegane e animaliste.
Pare infatti che, in quest’epoca buia, i nemici della gioia e del buon vivere cerchino in tutti i modi di boicottare il divertimento al grido di “vegani subito!”.
Va da sé che io non sono un amante del cotechino che, tra l’altro, penso di non aver mai neppure assaggiato, detesto i botti fondamentalmente perché rompono i coglioni e bevo con molta moderazione tendenzialmente perché non reggo l’alcool. Insomma sono un pessimo capodannista.
Naturalmente animalisti e vegani hanno in odio i normomangianti e coloro i quali gioiscono dei botti. Lo spumante è ammesso purché sia biologico e costi il triplo di uno spumante normale.
Per ovviare a parte del problema, le brigate vegane propongono una loro versione del cotechino, una pietanza capace di cambiare le sorti dell’umanità e farci evolvere ad uno stadio di coscienza superiore.
Ma purtroppo per loro, persa l’opportunità di creare qualcosa di nuovo e dirompente, ad esempio il Verzaglione (una pietanza capace di diventare il tradizionale e irrinunciabile piatto da veglione di fine anno), si accontentano di rimediare nelle forme i piatti da loro avversi. Ecco allora il cotechino vegano alle lenticchie, dove, al posto dello zampone di maiale, appare simile in forme ma difforme in gusto, il Seitan e l’onnipresente Tofu (se vuoi mangiare il cotechino vegano, clicca qui e non leggermi mai più: http://www.vegancucinafelice.it/2014/12/18/cotechino-vegan-di-natale/).
Ricordo una cena vegana in cui la nostra ospite propose a noi ignari commensali il “coniglio vegano ai capperi”. Naturalmente al posto del coniglio veniva servito il tofu. Vuoi sapere qual’è la differenza tra un normale coniglio ai capperi e un coniglio ai capperi vegano? Te lo dico io, consiste nel fatto che mentre nel primo caso si mangia il coniglio e si lasciano i capperi nel secondo caso si lascia il coniglio (tofu) e si mangiano i capperi.
Questa tendenza ad imitare, almeno nelle forme, i piatti “normali” mi ricorda molto l’invidia provata dal diavolo nei confronti di Dio. Cerca di imitarlo in tutto ma ogni sua azione si rivolge sempre al male e facendo del male auto alimenta l’odio che prova nei confronti di Dio. Insomma il “vorrei ma non posso”.
In questo post di inizio anno in cui mi faccio tanti nuovi amici voglio inserire anche il capitolo “botti”. Ho già premesso che non ho particolare simpatia per dei poveri cristi che non trovano di meglio da fare che accendere cose che scoppiano, puzzano e che fanno casino. Ritengo che essendo i botti legali evidentemente alimentano l’economia e danno da lavorare a molte persone. Assodato che i botti illegali vanno banditi in quanto pericolosi anche giorni dopo l’utilizzo e che i loro possessori vadano perseguiti a norma di Legge. Verificato che non è che tutti i giorni si fanno esplodere petardi e mortaretti… perché ci sono frange di estremisti anti botti legali? Te lo dico io, perché spaventavo i cani. Spaventano quelle povere bestie chiuse in casa, magari amorevolmente castrate o sterilizzate, e che vedono la luce del sole nei rari momenti in cui il padrone decide di fargli cagare qualche strada o qualche aiuola.
Sapete cosa sono le aiuole? Sono quelle piccole oasi verdi famose in tutto il mondo per essere ritrovo di bambini giocosi e di giovani stesi sull’erba a baciarsi e a farsi i selfie. Da noi, in Sardegna e proprio fuori dalla finestra del mio studio dove scrivo queste importanti righe, assisto impotente allo squallido via vai di padroni e di cani che cercano anche loro, tra i rari ciuffi d’erba, un piccolo spazio ancora cagabile. Le aiuole sono lo spaccato della nostra isola, posti bellissimi che invece di venire valorizzati si tramutano in contenitori di merda e non sempre di cane.
Filosofia a parte ora torniamo per il gran finale al problema dei cani spaventati dai botti. Come lo risolviamo? Eliminando le feste? Eliminando i botti? La mia risposta, univoca, meditata, certa può essere una sola: sticazziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii