Non occorre soffermarsi troppo sulle scelte che il cosiddetto mondo sviluppato occidentale ha fatto negli ultimi quindici anni nel nord Africa e nel Medio e Vicino Oriente. Sono scelte tristemente note e ben documentate. Dall’11 settembre in poi è stata commessa una serie impressionante di errori. Il più clamoroso è stato, senz’altro, l’intervento in Libia sulla scia della Gran Bretagna e della Francia che avrebbero dovuto risolvere non si sa quali problemi ma che, alla fine, non ne hanno risolto neanche uno. Anzi, una parte non secondaria di alcune situazioni di disagio che vivono oggi i paesi confinanti con la Libia è stata prodotta proprio da questo errore.
C’è un complesso di ragioni che ha determinato questa situazione. Intanto, la maggior parte delle scelte sono state determinate da chi comandava. Noi siamo abituati a pensare che chi comanda è chi ha il potere economico, ma il potere economico separato da una supremazia militare non vale molto, anzi molti paesi che hanno vissuto un declino economico, i cosiddetti paesi industrializzati, hanno continuato ad esercitare nel mondo lo stesso potere di prima perché potevano vantare una supremazia militare. Gli Stati Uniti sono tra questi. Infatti sono sempre meno una potenza economica ma hanno mantenuto intatta la supremazia militare.
Quando si parla di primavere arabe, si fanno risalire storicamente alla Tunisia. Ma come si fa a mettere la Tunisia sullo stesso piano del Marocco, della Libia o dell’Egitto? Sono paesi diversi per dimensioni, storia e cultura. Prendiamo l’Egitto, il più grande paese dell’area mediterranea per popolazione, dove c’è una storia completamente diversa da quella, ad esempio, della Tunisia, che era considerata, fino a poco tempo fa, il paese più in sintonia con l’Europa. L’errore è stato quello di considerare questi paesi allo stesso modo. Saddam Hussein come Mubarak o come Gheddafi, senza alcuna differenza nell’approccio e nell’intervento. Soltanto alla fine si è compreso che non si poteva agire in Iraq come in Libia o in Egitto. Quando lo si è fatto, era troppo tardi. Successivamente si è cercato di dare una spiegazione di carattere religioso ai conflitti arabi, per cui i sunniti erano necessariamente contro gli sciiti. Erdogan però ci spiega che non è così e, in parte, ce lo spiega anche il presidente egiziano, il generale al Sisi. Quindi, dovremmo essere più analitici e metterci dall’altra parte della barricata, cercando di capire perché questi fenomeni si determinano.
Ovviamente, dopo l’attacco alle Torri Gemelle….[Continua su Spondasud.it]
Intervento di Antonello Cabras al V° Meeting Internazionale delle Politiche del Mediterraneo (Cagliari, 1 febbraio 2017)