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Sposta l'asse un po' più a sinistra, Matteo Renzi. E rivendica l'ambizione di un Pd che, con vocazione maggioritaria pur dopo l'improvviso ritorno al proporzionale, sia motore del "cambiamento dell'Italia", perché sia "più giusta e più forte". "Noi siamo il Partito democratico e non torniamo indietro ma vogliamo guardare avanti", dice Maurizio Martina, classe 1978, nativo Ds, che affianca Renzi nella corsa per il congresso: "Diversi e uniti è possibile". La prospettiva, afferma Martina che con il suo intervento contende ad Andrea Orlando la rappresentanza della sinistra Pd, è quella di un "nuovo centrosinistra largo e inclusivo". Non si può, dice a chi come Bersani è andato via, rimettere le lancette indietro e tornare "alle vecchie case madri" e al centrosinistra col "trattino".
 
Da Roma, nelle stesse ore, arriva la 'chiamata' di Giuliano Pisapia, che chiede al Pd di indicare le alleanze, scegliere il campo di gioco. E' chiaro, replica Matteo Orfini, che il Pd non può allearsi con Alfano e con un partito che si chiama "Nuovo centrodestra". Ma dal palco Dario Franceschini ricorda che la realtà impone di guardare al centro: "Auspichiamo che nel centrodestra nasca un'area moderata con cui dialogare e del resto i numeri ci spingono a questo", afferma. "Il rapporto con Pisapia è naturale e privilegiato", afferma Ettore Rosato. Ma invita a guardare al quadro creato dalla legge elettorale. Dopo le primarie Dem si potrà davvero entrare nel vivo sulla legge elettorale e a quel punto, nonostante un diffuso pessimismo sulle chance di cambiarla, l'impegno ribadito dai renziani è per il Mattarellum o una correzione maggioritaria. Sergio Chiamparino, che in un applauditissimo discorso dal palco ribadisce di non voler abbandonare la "barca" renziana nel momento della difficoltà perché sarebbe "vigliacco", invita a non farsi tentare dall'autosufficienza e declinare la parola "egemonia" nel senso di dialogo a sinistra o, se il proporzionale lo imporrà, alleanze. Ma in quel caso, nota un dirigente renziano, la responsabilità è in capo anche a Pisapia: i parlamentari a lui vicini, ex Sel, siedono nei gruppi "con D'Alema, per il quale Renzi è nemico più di Berlusconi".