Domenica non è stato possibile accedere all’edizione online del Sole 24 ore a causa dello sciopero dei giornalisti che chiedono le dimissioni del direttore Roberto Napoletano ritenuto inadeguato, anche per le vicende giudiziarie che lo stanno riguardando. I giornalisti chiedono, in particolare, il rilancio del giornale e del gruppo 24 ore che nei primi 9 mesi del 2016 ha consolidato una perdita di 61,6 milioni di euro.
Non posso che solidarizzare con i lavoratori che rischiano il posto del lavoro, ma al contempo trovo paradossale la loro situazione. Lavorano per il quotidiano che sostiene a spada tratta le politiche economiche che li stanno conducendo alla rovina.
Se fossero coerenti con quanto hanno scritto sino ad oggi dovrebbero pretendere dal loro datore di lavoro di:
⦁ aumentare l’offerta offrendo al mercato più pubblicazioni per vendere di più; ed invece le riducono perché non riescono a vendere quelle che stampano ora.
⦁ pubblicare il giornale in diverse lingue per conquistare i mercati stranieri così come inneggiano per le altre produzioni.
⦁ far diventare il proprio lavoro ancora più flessibile, accettando licenziamenti ed assunzioni a tempo limitato ed eventualmente essere pagati con i voucher.
⦁ rifiutare ogni tipo di aiuto o sostegno finanziario perché non rispetterebbe le sacre leggi del libero mercato.
Invece, tutto questo vale per le aziende di cui parlano ma non vale per loro. E questo ha un senso. In un’economia dominata dall’austerità e da politiche recessive, come quelle sostenute dal Sole 24 ore, è corretto che un lavoratore non le voglia per sé, sapendo che queste politiche portano a chiusura certa.
Mi permetto di suggerire ai bravi giornalisti del Sole 24 ore un atto di dignità ed orgoglio che li porti a ribellarsi contro una linea editoriale economica neoliberista e mercantilista, che alimenta l’austerità per avvantaggiare i pochi e impoverire la maggioranza.