“La riforma della rete ospedaliera sarda licenziata dalla Commissione consiliare competente non è una buona riforma, perché parte dal presupposto della riduzione dei costi e non considera il sistema salute sardo come investimento utile a rientrare, a pieno titolo, nell’agenda economica della Regione e nel suo piano di sviluppo”, lo sostiene il segretario generale della Cisl, Ignazio Ganga.
“La riforma della Sanità licenziata dalla Commissione consiliare non ha mai convinto la Cisl sarda – spiega – per la forte perplessità che il contenimento delle infrastrutture sanitarie si possa tradurre automaticamente in un risparmio effettivo per il bilancio. L’Ats unica è una realtà sulla quale, purtroppo, non si è ancora aperto un confronto e soprattutto una trattativa reale sui temi di maggior rilevanza sociale: tra l’altro anche una diversa valorizzazione delle risorse umane impiegate in questa grande esperienza aziendale che impegna 22mila lavoratori da tutelare dal primo all’ultimo.
L’attuale intervento sul sistema ospedaliero realizza, a prescindere dai recenti aggiustamenti apportati dalla politica, una riforma della sanità partita al contrario: dalla riorganizzazione della tecnostruttura burocratica e, soprattutto dagli ospedali. Sarebbe stato, invece, opportuno e razionale iniziare dalla riorganizzazione e dal rafforzamento del territorio, per mitigare l’attuale consumismo sanitario che porta l’isola a un numero di prescrizioni farmaceutiche poco sotto i venti milioni di ricette e a una marcata inappropriatezza dei ricoveri nei pronto soccorso”.
La Cisl sarda, pertanto, continua “a rimanere dell’idea che, sul fronte del rafforzamento dell’offerta socio sanitaria del territorio, la Sardegna non possa avere come obiettivo solo la deospedalizzazione. Anzichè tagli, da una riforma ci saremmo aspettati nuovi servizi. In particolare risorse da ridistribuire sul versante delle funzioni domiciliari. Un’esigenza alla luce dell’evoluzione delle istanze espresse da un’utenza regionale sempre più sfidante, perché più anziana. Su questo raccordo riteniamo debba essere immediatamente dato corso a un rinnovato piano socio assistenziale.







