“Occorre, a giudizio della Filca Cisl Sarda, una grande mobilitazione del popolo sardo con lavoratori e sindacati, imprese e associazioni, unitamente alle istituzioni, per chiedere un cambio di passo della Regione nel definire gli interventi per contrastare il dramma della siccità che affligge la nostra isola”, lo sostiene il segretario generale della Filca Cisl, Giovanni Matta.

“Sopratutto occorre scuotere dal torpore la giunta regionale che, rispetto all’ennesimo ripetersi del fenomeno siccitoso, continua ad assumere un atteggiamento messianico, rivolto verso il cielo, affinché attenui gli effetti di questa lunga e torrida estate”, aggiunte Matta il quale si domanda “se sia solo la siccità la causa del disagio che tante comunità stanno affrontando con la penuria d’acqua e che ha causato, secondo le stime della Coldiretti Sardegna, danni all’agricoltura sarda per un valore prossimo ai 6miliardi di euro.

Oppure ci siano altre responsabilità. Negli ultimi 20 anni ci sono stati ben nove commissari Straordinari per l’emergenza idrica che non hanno saputo esercitare in modo esaustivo la missione loro affidata. Tant’è che nonostante i proclami le annate siccitose, che ciclicamente si ripetono, ci trovano regolarmente impreparati”. “Dal 1994 ad oggi gli impegni assunti sono stati regolarmente disattesi. Posto che principalmente l’approvvigionamento idrico si concentra per il 57% sulle acque superficiali, già da allora si decise di irrobustire il sistema degli invasi.

Ancora oggi tre di questi attendono di essere realizzati, Monti Nieddu, Cumbidanovu e S’allusia. Per le prime due – precisa il sindacalista – i lavori e le disquisizioni tecnico amministrative infinite ne hanno ritardato la costruzione. Per la terza siamo solo alle chiacchiere. Si decise allora, con i capricci del clima già manifesti, di realizzare una robusta rete di dissalatori, prodotti da un’impresa sarda specializzata, lungo i territori costieri, in modo da affrancare quelle realtà a maggior sofferenza, dall’approvvigionamento dalle dighe, pozzi e sorgenti. Che ne è stato di quel programma? Già allora si calcolò che un’abbondante quantità d’acqua, il 50% circa, immessa nel circuito distributivo, si perdeva nelle falle delle reti distributive. Bisogna agire con tempestività.

Tanta è stata l’azione messa in campo che oggi vi sono punte del 74% della risorsa in circolo che viene persa. Secondo alcune stime, operate nel corso degli anni da alcuni Istituti, con un investimento da un miliardo di euro si potrebbe sopperire ai tanti disagi. Un simile piano d’intervento darebbe una boccata d’ossigeno al lavoro sardo. A quello edile ma non solo”.