Quarti in Italia nelle percentuali dei negozi che non ci sono più. La Sardegna, nella classifica della crisi del commercio, registra una riduzione del comparto del 17,7 per cento negli ultimi dieci anni. Peggio è andata solo a Valle d’Aosta (-21%), Sicilia (-20,8) e Piemonte (-18,6). Ma l’Isola va bene sul fronte ristorazione e hotel. Con una crescita (30%) anche doppia rispetto alla media nazionale sul fronte degli alloggi turistici. Sono gli ultimi dati presentati da Confesercenti.
“La selezione naturale purtroppo è un processo irreversibile a cui dobbiamo far fronte – spiega il presidente dell’associazione Roberto Bolognese – considerato l’eccesso dell’offerta che in questi anni è diventata esponenziale e che la domanda si è contratta in seguito alla crisi. C’è stato un cambio di usi e costumi, si va più facilmente al ristorante che ad acquistare abbigliamento, un pò forse per esorcizzare la crisi attraverso la socialità”. Confesercenti punta l’indice sul mondo della contraffazione. E della grande distribuzione.
“I nostri centri urbani- continua Bolognese- si stanno svuotando – denuncia Bolognese – la rotazione aperture e chiusure è velocissima, le grandi famiglie che tramandavano di generazione in generazione le attività sono scomparse. È un processo che a noi non piace. Una involuzione negativa in cui a vincere è sempre il più forte”. Per quanto riguarda invece le vacanze, la crescita è costante: la Sardegna è quinta in Italia per espansione turistica.
“E’ certo che ad aumentare sono state prevalentemente le tipologie extralberghiere – commenta Gian Battista Piana, direttore Confesercenti Sardegna – come affittacamere e agriturismi, i quali richiedono una minore immobilizzazione di investimenti. Probabilmente ha influito sul fenomeno anche l’emersione del sommerso, ma su questo fronte c’è ancora molto da fare”. Anche pubblici esercizi e ristorazione nell’Isola segnano un aumento del 17,8%, un comparto in costante crescita influenzato da nuovi stili di vita che si sono affermati in questi anni.