“La Sardegna è trattata come la peggior colonia di Stato, il Popolo Sardo subisce discriminazioni infinite, dai trasporti all’energia, è vittima di un fisco diseguale che colpisce in modo letale l’economia e il lavoro. Una terra violentata a colpi di missili e bombe, da discariche tossiche a industrie inquinanti. I tratti identitari del Popolo Sardo sono delineati in modo chiaro e definito dalla storia e dall’etnia, dalla cultura e dalla lingua. Ora, dinanzi ad uno Stato che niente ha fatto per riequilibrare divari e discriminazioni, non resta che sottoporre ai sardi la resa dei conti con il quesito restare o meno sotto questo regime italiano”.
Lo ha detto il deputato di Unidos Mauro Pili, che nei giorni scorsi a Barcellona ha avviato un percorso condiviso con le autorità catalane.
“E’ ora di intraprendere un cammino definito sul piano identitario, economico, culturale e statuale – ha detto Pili – per questa ragione, contemporaneamente al referendum della Catalogna, ho depositato una proposta di legge costituzionale che prevede la facoltà del Popolo Sardo di esprimersi con un referendum sull’indipendenza. Un’iniziativa legislativa che sottoponiamo alla condivisione di tutti coloro che riterranno necessario questo passo, nel rispetto del democratico diritto del Popolo Sardo di decidere il proprio futuro. Servono passi ufficiali, occorre passare dalla solidarietà generica ad azioni e percorsi ben delineati a tutela del Popolo Sardo. Il passaggio democratico della proposta di legge costituzionale per il Referendum per l’autodeterminazione del Popolo Sardo è indispensabile sia sul piano legislativo che giudiziario. E’ evidente che se la Presidente della Camera dei Deputati non dovesse dichiarare ammissibile la proposta di legge nella nuova formulazione, e quindi rigettarla – conclude l’ex presidente della Regione – ne scaturirebbe un contenzioso giudiziario di livello internazionale, proprio perché verrebbe leso un primordiale diritto universale e quello di un parlamentare di svolgere la propria funzione legislativa. Sarebbe un vulnus giuridico costituzionale alla pari della mancata legittimazione del referendum catalano”.







