Davide Galantuomo, l’ex presidente dell’Enas e già sindaco di Quartu Sant’Elena, da oggi ai domiciliari insieme ad altri 4 indagati per corruzione, era membro del consiglio della Città metropolitana e a fine agosto il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, gli aveva affidato la delega in materia di Trasparenza. Un incarico che mal si concilia con le accuse che ora gli vengono mosse. Secondo gli inquirenti infatti, Galantuomo avrebbe intascato una tangente da 90 mila euro per pilotare una gara d’appalto da 9,5 milioni per la realizzazione di un impianto fotovoltaico e solare a Ottana, nel Nuorese.

Ma nell’ordinanza del Gip si parla anche di una seconda gara su cui alcuni degli indagati avrebbero voluto mettere le mani: si tratta dell’appalto da circa sette milioni per i lavori all’ex Mulino Guiso Gallisai di Nuoro. Alla gara aveva partecipato anche il Consorzio di Gianni Lolli (anche lui ai domiciliari), arrivando secondo. Salvatore Pinna, ingegnere di Desulo (Nuoro) ritenuto il grande manovratore dei presunti appalti ‘pilotati’, avrebbe cercato, stando alle intercettazioni telefoniche, di far escludere la ditta aggiudicataria della gara, ma l’operazione sarebbe poi fallita. Di questo ne avrebbe parlato con tutti gli indagati mentre discuteva della tangente che avrebbero dovuto incassare dal consorzio.

Proprio sulla spartizione del denaro, l’ex calciatore Renato Copparoni – funzionario della Cpl Concordia – sarebbe entrato più volte in contrasto con Gentiluomo, tanto da minacciare di far saltare l’affar, e visto che lui era l’intermediario. Alla fine la tangente sarebbe stata divisa tra Copparoni, (15mila euro), Galantuomo (20mila) e il resto a Salvatore Pinna, che doveva anche pagare le tasse sulla falsa fattura emessa. Copparoni in un intercettazione parla con Pinna chiedendo il taglio della banconote che sta per ricevere: “Sono da 500?”. E Pinna risponde: “No sono da cento e da cinquanta”.

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