Era stato portiere di Cagliari, Torino e Verona e per gli appassionati di calcio sarà sempre ricordato per essere stato, il 2 marzo del 1986, il primo a parare un rigore a Diego Armando Maradona che mai fino ad allora aveva sbagliato un penalty. Da oggi il nome di Renato Copparoni, 64 anni, nato a San Gavino Monreale e residente a Cagliari, non sarà solo ricordato per la sua storia calcistica, ma anche per una vicenda legata agli appalti truccati in Sardegna.

L’ex portiere, attualmente dipendente della Cpl Concordia, è finito agli arresti domiciliari insieme ad altre quattro persone con l’accusa di corruzione: avrebbe fatto da intermediario per una tangente da 135 mila euro destinata a truccare l’appalto per la realizzazione di un impianto di energia rinnovabile a Ottana (Nuoro) per un valore di 9,5 milioni. Ai domiciliari con l’ex calciatore sono finiti Davide Galantuomo, 56 anni, ex presidente dell’Ente acqua Sardegna, già sindaco di Quartu Sant’Elena, attualmente consigliere della Città metropolitana di Cagliari con delega alla trasparenza; Salvatore Pinna, ingegnere di Desulo (Nuoro), considerato il grande manovratore dei presunti appalti truccati nell’Isola (inchiesta denominata Sindacopoli); Gianni Lolli, di Modena, dirigente di riferimento del Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna; e Luigi Betti, di Forlì, dipendente di una cooperativa che faceva parte del Consorzio.

Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Cagliari e Oristano, sono direttamente collegate all’inchiesta della Procura di Oristano, ribattezzata Sindacopoli, che tra il 2015 e il 2016 portò all’arresto di 38 persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 60. Dalle intercettazioni di quella maxi inchiesta, è emerso l’episodio di presunta corruzione datato 2014 culminato con il blitz di questa mattina. Secondo quanto accertato dalle indagini, l’ex calciatore Copparoni, nella veste di dipendente della Cpl Concordia, avrebbe fatto da intermediario tra l’ente appaltatore Enas, di cui era presidente Davide Galantuomo, Tore Pinna, coinvolto nel giro degli appalti sospetti, Gianni Lolli e Luigi Betti, che tramite il Consorzio si aggiudicarono la gara.

I due avrebbero pagato 89mila euro quale prima trance di una tangente da 135mila euro ai tre sardi per accaparrarsi l’appalto: 55mila euro sarebbero andati a Tore Pinna, che avrebbe anche emesso una fattura falsa in modo da incassare la mazzetta, 20mila a Galantuomo e 15mila a Copparoni. In una intercettazione l’ex calciatore chiede a Pinna il taglio delle banconote: “Sono da 500?”. E gli viene risposto: “No da 50 e 100”. Copparoni, poi, sarebbe più volte entrato in contrasto con Galantuomo – secondo lui l’ex sindaco voleva estrometterlo dall’affare – tanto da minacciare di far saltare tutta l’operazione in virtù del suo ruolo di intermediario.