“Serve uno strumento democratico per far scegliere ai Sardi se continuare ad essere discriminati dallo Stato italiano o meno. Con questa proposta di legge non si dispone l’indizione del referendum ma si prevede una norma che consenta di farlo quando deciderà la maggioranza del consiglio regionale sardo o lo richiederanno 100.000 sardi. Serve, insomma, uno strumento di tutela e di rispetto del Popolo Sardo. Se lo Stato persiste nelle discriminazioni, se insiste nella violenza nei confronti del patrimonio ambientale della Sardegna, se continua a trattare la Sardegna come una colonia è giusto che i Sardi abbiano uno strumento per difendersi. Per questa ragione la proposta di legge costituzionale nasce per dare alla Sardegna uno strumento democratico di difesa e di libertà. Serve almeno una ‘pistola’ per contrastare chi ogni giorno punta sulla Sardegna missili, bombe e discariche varie. La ‘pistola’ che proponiamo, a differenza di quanto fa lo Stato italiano, è un deterrente democratico”.

Lo ha annunciato stamane il deputato di Unidos Mauro Pili nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio illustrando nei dettagli la proposta di legge costituzionale presentata alla Camera dei Deputati nei giorni scorsi. Pili nelle scorse settimane ha avviato a Barcellona una condivisione di “percorsi anche giudiziari” con le massime autorità catalane incontrando il leader catalano Jordi Cuixart presidente dell’Omnium Cultural e legali internazionalisti Sardo – Catalani.

“Senza questo strumento lo Stato continuerà ad utilizzare la Sardegna come una discarica per i peggiori atti di violenza, dalla devastazione delle coste sino a perpetrare inquinamenti e morti. La Sardegna è trattata come la peggior colonia di Stato, il Popolo Sardo subisce discriminazioni infinite, dai trasporti all’energia, è vittima di un fisco diseguale che colpisce in modo letale l’economia e il lavoro”, ha detto Pili illustrando la sua proposta. “Una terra violentata a colpi di missili e bombe, da discariche tossiche a industrie inquinanti. I tratti identitari del Popolo Sardo sono delineati in modo chiaro e definito dalla storia e dall’etnia, dalla cultura e dalla lingua. Ora, dinanzi ad uno Stato che niente ha fatto per riequilibrare divari e discriminazioni, non resta che perseguire un percorso democratico che consenta ai Sardi di reagire con uno strumento referendario che consenta di scegliere se restare o meno sotto questo regime italiano. Quello che inizia con questa proposta di legge, reiterata dopo due anni, e calibrata sul diritto internazionale sull’autodeterminazione è un cammino definito sul piano identitario, economico, culturale e statuale. Per questa ragione questa proposta di legge costituzionale prevede la facoltà del Popolo Sardo di esprimersi con un referendum sull’autodeterminazione-indipendenza”.