La Cisl chiede alla Giunta regionale un maggiore confronto sul tema del Trasporto pubblico locale (Tpl) per discutere “di investimenti piuttosto che di costi”. L’appello è arrivato dal segretario generale del sindacato, Ignazio Ganga, durante la tavola rotonda, organizzata dalla Fit Cisl, sul tema “Tpl 2019: che succede alle aziende sarde”.

“Il trasporto pubblico locale per la Sardegna rappresenta un aspetto centrale per le politiche che dovranno essere messe in campo nell’Isola – osserva Ganga – soprattutto quelle maggiormente destinate a favorire la ripartenza dopo il lungo periodo di crisi e in particolare rispetto all’annoso problema dello spopolamento delle aree interne che vedono nel trasporto pubblico locale una delle leve più importanti per lenire l’attuale stato di sofferenza utile a rilanciare nuove azioni di sviluppo locale”. Secondo i dati forniti dalla Cisl, nel Tpl sardo operano 4.000 operatori di cui 3.300 nel pubblico. Il Tpl viene finanziato dal bilancio ordinario della Regione per il 95%, mentre per il 2% è a carico dello Stato e per il 3% a valere sull’Unione Europea.

La voce trasporti è al quarto posto tra quelle iscritte nel bilancio Sardegna, dopo Sanità (3,333 mld), i trasferimenti agli Enti Locali (1,348 mld) e le spese per il funzionamento della struttura regionale (377 mln). Al quarto posto viene la mobilità, sia quella verso l’esterno dell’Isola, nota come continuità territoriale, sia quella interna. Il totale della missione trasporti pesa sul bilancio, nel suo complesso, attorno all’8% del valore (esattamente 7,7% nel 2017) e il Tpl incide al 3% dell’intera spesa regionale e per il 38% sull’attuale capitolo di bilancio armonizzato. Sono, invece, 20 mln le somme per gli investimenti indirizzati al potenziamento, e al rinnovo dei mezzi sono mediamente nell’ordine di 20 mln di euro. A questi fondi si aggiunge il peso della continuità territoriale il cui valore si aggira sui 60 mln. Altre voci sono quelle per il trasporto da e per le isole minori, pari a 11 milioni di euro.