Istituire il 4 novembre di ogni anno la “Giornata della memoria per le vittime delle alluvioni”. La proposta arriva dal Gruppo italiano di idraulica (Gii), che riunisce tutte le competenze universitarie del Paese nel settore dell’ingegneria idraulica e delle attività collegate all’acqua nelle sue relazioni con il territorio e l’uomo.
Nel 1966 furono inondate Firenze e Venezia e nel 2011, nella stessa data, Genova conobbe lo shock di un’alluvione vissuta in diretta mediatica, con sei vittime che nessuno avrebbe immaginato possibili in una grande città occidentale. E’ poi ancora molto vivo il ricordo della gravissima alluvione del Tanaro del 1994 e il disastro di Salerno del 1954, secondo solo al #Vajont per numero di vittime. Senza dimenticare i numerosi eventi più recenti come quelli di Olbia e Livorno, solo per citarne alcuni. Ora è online una petizione per far sì che il 4 novembre diventi la Giornata della memoria per le vittime delle alluvioni
“Sarebbe importante – spiega Pierluigi Claps, Presidente del Gii e Ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino -, che le fortuite ricorrenze alluvionali relative al 4 novembre vengano sottratte al dominio della sfortuna e venissero invece legate al rafforzamento della memoria per le incolpevoli vittime delle inondazioni, e per sottolineare, nella stessa data, la necessità di compattare le forze civili verso azioni organiche per la difesa del territorio e per la reale comprensione dei rischi che corrono molte aree abitate”. E’ importante, dice ancora Claps definire e diffondere “misure di sicurezza e comportamenti opportuni di fronte ai rischi alluvionali e intraprendere un coordinamento tecnico complessivo degli interventi, per non creare false aspettative che si innescano, invece, nei non infrequenti casi in cui gli interventi già previsti hanno carattere di solo parziale mitigazione del rischio”.
“E’ importante rendersi conto, anche con una data simbolo – aggiunge Claps -, che l’Italia è un Paese ancora fragile dal punto di vista idraulico e territoriale e che non è sensato, nemmeno dal punto di vista economico, concentrare l’impegno solo sull’attuazione, pur concreta, di interventi scoordinati e frammentari”.
La proposta del Gruppo italiano di idraulica arriva nel giorno della ricorrenza dell’alluvione di Firenze, ma anche in un periodo che raccoglie altre ricorrenze. “48 anni fa – dice Claps -, furono inondate Firenze e Venezia e, solo tre anni fa, nella stessa data, Genova conobbe lo shock di un’alluvione vissuta in diretta mediatica, con sei vittime che nessuno avrebbe immaginato possibili in una grande città occidentale. E’ poi ancora molto vivo il ricordo della gravissima alluvione del Tanaro, il 5-6 Novembre del 1994 e sarebbe importantissimo mantenere quello del disastro di Salerno e Vietri sul Mare del 25 ottobre di sessant’anni fa, secondo solo al Vajont per numero di vittime”.
Ma non basta, perché il Presidente del Gii aggiunge: “Oggi l’Accademia dei Lincei ricorda che Venezia e Firenze non sono ancora protette adeguatamente per l’incompletezza degli interventi, molti dei quali indicati dalla Commissione De Marchi già subito dopo gli eventi. E in Italia sono molte le città patrimonio dell’Unesco che sono soggette al rischio alluvionale. Nel caso di Firenze e Venezia si parla di situazioni nelle quali il preavviso è possibile e si pu salvaguardare l’incolumità della popolazione, ma occorrerebbe attuare interventi rimasti in molti casi ancora sulla carta. Più in generale, resta comunque molto esposto a questa categoria di eventi il nostro patrimonio artistico e paesaggistico (penisola sorrentina, Cinque Terre), fonte, tra l’altro, di importanti flussi di reddito per il Paese”.
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