Demolizione retribuita delle autorizzazioni e ammortizzatori economici per i pescatori professionisti per salvare i ricci del Sinis e un mestiere, quello dei ricciai, che rischia di scomparire assieme ai ricci. E’ una proposta shock quella avanzata da alcuni pescatori nel corso di un incontro pubblico che si è svolto stasera a Cabras nella sede dell’Area marina protetta Sinis Mal di Ventre per fare il punto della situazione in vista della prossima stagione di pesca.
Secondo i dati presentati dai ricercatori dell’Imc e del Cnr di Torregrande, la presenza di ricci sui fondali del Sinis tra Su Pallosu e l’isola di Mal di Ventre è diminuita costantemente e in maniera preoccupante dal 2004 ad oggi. L’unico segno positivo, hanno spiegato, è la stabilità registrata negli ultimi due anni, che non basta però per dare certezze sulla sostenibilità degli attuali livelli di prelievo della risorsa. Il timore è che dal ministero dell’Ambiente arrivino limiti ancora più rigidi di quelli stabiliti l’anno scorso per la pesca nelle aree consentite all’interno dell’Area marina, quando a stento Comune, pescatori e Amp erano riusciti a strappare 30 giorni di pesca e 500 ricci al giorno.
“Abbiamo fatto la fame e meno di quello proprio non si può”, hanno detto i pescatori spiegando che un divieto assoluto di peca dei ricci lascerebbe campo libero agli abusivi. Il sindaco Cristiano Carrus e il direttore dell’Amp Giorgio Massaro hanno assicurato che chiederanno la conferma delle condizioni stabilite per la scorsa stagione di pesca accompagnandola con un progetto di risanamento che potrebbe coinvolgere anche una parte dei pescatori autorizzati, che attualmente una cinquantina, impiegandoli in attività di supporto alla ricerca e ai controlli in mare.







