“Il governo boccerà la rete ospedaliera sarda”. È questa la “previsione” del responsabile del Centro studi dei Riformatori Franco Meloni, dopo il via libera dal Consiglio mercoledì scorso alla riforma degli ospedali. Il documento uscito dall’aula, come sottolineato più volte dallo stesso assessore alla Sanità Luigi Arru e dai capigruppo della maggioranza, ha derogato molto, sfruttando la specialità sarda, al decreto ministeriale 70 che definisce gli standard all’assistenza ospedaliera nazionale. È questo per Meloni il punto da sottolineare: “Devo dire onestamente che operare nel settore era un fatto dovuto, derivante dal dm del 2015 che lasciava poco scampo a tutti- spiega l’ex consigliere regionale-.
I posti letto vanno diminuiti e gli ospedali riclassificati in base a standard precisi. Il problema è che questi standard non sono stati rispettati”.
Prosegue Meloni: “Vedremo quello che succederà, ma a me pare che il superamento degli ambiti di popolazione per classificare gli ospedali, o alcune furbizie come aggiungere servizi ad ospedali che in base alla loro classificazione non potrebbero averli, sia un fattore che il governo non potrà ignorare”. Per Meloni, l’aggiunta di alcuni servizi “non è sbagliata di per se, anzi in diversi casi è sacrosanta, considerate le condizioni geomorfologiche e soprattutto demografiche della Sardegna. Solo che avrebbero dovuto essere precedute da una intensa azione diplomatica preventiva con Roma da parte della giunta, che è invece mancata totalmente, così come non si è fatta sentire la voce critica della Regione quando il decreto ha avuto il consenso della conferenza Stato-Regioni”.
Proprio in quella sede ribadisce Meloni, si sarebbe dovuto far notare che le peculiari condizioni della Sardegna, “impediscono di applicare standard che vanno benissimo per regioni che hanno tre volte la nostra popolazione, ma che, se applicate rigidamente alla nostra isola, potrebbero portare ad esiti drammatici per tante persone”.
Quindi la critica, sottolinea Meloni, è rivolta “non tanto ad una mancanza di capacità tecnica della Regione, che anzi è stata in questa vicenda più che dignitosa, quanto alla assoluta mancanza di visione e di autorevolezza dell’esecutivo nel lungo iter che ha portato a questo punto”. Conclude l’esponente dei Riformatori: “Se fossi il presidente della Regione, onde evitare l’ennesima umiliante bocciatura, andrei a Roma e metterei ben in chiaro a chi di dovere qual e la situazione in Sardegna, dicendogli apertamente che se si boccia questo piano non si va in automatico verso la situazione ideale. Si tornerebbe invece indietro alla situazione preesistente e, ormai giunti a fine legislatura, le probabilità che il Consiglio possa approvare un piano più severo e con più tagli sarebbero pressoché’ inesistenti”.
Fonte Agenzia (Dire)